Mercoledì 24 Aprile 2024

Ragazzi nella rete

Viviana Ponchia

IL WEB è pericoloso, certamente. Come tutti i posti in cui ogni cosa è possibile o a portata di mano. I grandi ipermercati, per esempio. Paradisi del desiderio, della fame appagata, del clima stabile. Il web è immenso, potente, inafferrabile e regala a chi ci sguazza dentro l’illusione di esserlo a sua volta. È un cerchio il cui centro è in ogni luogo e la cui circonferenza da nessuna parte. Bisogna nascerci dentro per orientarsi. Un ragazzo di dodici anni può riuscirci, suo padre no. È come imparare a nuotare o a sciare da adulti, non viene spontaneo. Però spontaneo non vuole dire sicuro, infatti si fa male anche chi prendeva la seggiovia a tre anni. Il web è un regalo e una dannazione. Perfetta combinazione di strategia militare, cooperazione scientifica e innovazione contestataria. Ma pure il postaccio che fa diventare gli occhi rossi peggio dei cinema porno quando ancora si fumava. Nelle scuole almeno un paio di volte all’anno si fanno riunioni sui pericoli della rete. I genitori prendono appunti con la mano che trema per l’ansia, i figli smanettano annoiati sullo smartphone. Sanno tutto. Della droga che si prende e che si dà, della pornografia, dei lupi mannari.

SANNO che la robaccia sta nel cerchio magico, ma anche fuori. E fuori chi controlla? Non si fanno riunioni di emergenza quando i figli prendono l’abitudine di andare in discoteca il sabato sera. Vogliamo parlare di cosa succede nei bagni delle discoteche il sabato sera? È peggio guardare le ragazzine nude in un cesso vero o dal buco della serratura del pc? 

E LA reputazione: a non starci attenti si perde comunque anche se gli insulti razzisti non vengono taggati, ma gridati in faccia al buttafuori senegalese. Ci si schianta in chat, ma di più per strada: chi prescrive il sonnifero giusto alla madre di un neopatentato? La giovinezza è pericolosa, insidiata dalle gite scolastiche, delle vacanze studio in Cornovaglia, dall’inesperienza. È il mondo a essere sempre più pericoloso e la rete gli va semplicemente dietro virtualizzando le trappole reali. 

C’È CHI lo ritiene inutile come una biblioteca con tutti i libri sparsi a terra, chi irrinunciabile. Una piazza per fare incontri, magnifica o letale. È difficile per chi è nato troppo presto fare capire la differenza a chi lo vive come un’esperienza contemporanea. Un amico su Facebook è sempre meglio di nessun amico oppure no? È davvero una soluzione il digiuno digitale per riscoprire la bellezza delle lettere di carta e dei contatti di pelle? 

UN ADOLESCENTE senza qualcosa che assomigli a un computer è un disadattato. Il web non è uno stato innaturale dell’uomo e non è facendone a meno che si riprogrammano emozioni e sensibilità. C’è un lavoro molto più grosso da fare a monte, come interrogarsi sulla necessità di un arsenale di telefonini per famiglia, o sul rispetto e sui limiti. Altrimenti internet diventa l’alibi di una disfatta. E anche spegnendo quel tasto la vita non è diversa e migliore, semplicemente non è vita.