Mercoledì 24 Aprile 2024

Quirinale, tensione Berlusconi-Renzi. Pd: "Si parte e si arriva con Mattarella"

Il premier ai deputati Pd: "Non accettiamo veti, la partita si chiude in settimana". Berlusconi: "Scheda bianca nelle prime tre votazioni". Gli ex M5S: "Non diciamo no a Mattarella"

Renzi arriva a Palazzo Madama (Ansa)

Renzi arriva a Palazzo Madama (Ansa)

Roma, 28 gennaio 2015 - Una giornata di incontri fitti, tensioni e buchi nell'acqua. Prima di una prima presa di posizione ufficiale da parte del Pd, che arriva soltanto intorno alle 22. Il vicesegretario dei democratici, Lorenzo Guerini, uscendo dalla Camera dopo il faccia a faccia con alcuni esponenti del partito tra cui  Beppe Fioroni e i giovani turchi Matteo Orfini e Andrea Orlando, spiega: "Si parte" e "si arriva" a Sergio Mattarella. Un nome sul quale pesa, però, il 'no' secco di Forza Italia. Almeno per ora. Guerini non vuole parlare di svolta nella posizione del Pd e frena: "La partita è ancora lunga e aperta ed è tutt'altro che definita su questo o quel nominativo". 

La lunga giornata di Matteo Renzi è cominciata quasi all'alba, quando ha incontrato Angelino Alfano e Maurizio Lupi. Poi ha presieduto alla Camera l'assemblea del gruppo Pd sull'elezione del nuovo presidente della Repubblica, e alle 9,45 ha incontrato i senatori dem. Poco prima di mezzogiorno, Renzi ha ricevuto l'ex segretario Pd Pierluigi Bersani a Palazzo Chigi, all'una Pier Ferdnando Casini, alle 13,30 Silvio Berlusconi. Poi una delegazione di ex 5 Stelle.

Intanto si profila un nuovo scenario: il Pd avrebbe avanzato la richiesta alle presidenti delle Camere di intensificare le votazioni per il Quirinale e svolgere, dopo il voto di domani, tre scrutini nella giornata di venerdì e due sabato. Sarebbe una novità rispetto alla tradizione, dal momento che in genere non si svolgono più di due votazioni al giorno. La richiesta sarebbe stata avanzata ma una valutazione finale sarà fatta domani: la decisione spetterà alla capigruppo convocata alle 12.

BERSANI - "L'incontro è andato bene. Abbiamo ragionato bene. Ci son delle personalità politiche. Ma abbiamo ancora davanti molti giorni...", racconta Pier Luigi Bersani, dopo l'incontro, durato una mezz'ora, con Matteo Renzi. "Certo che abbiamo parlato di nomi", continua l'ex segretario Pd, e alla domanda se il candidato per il Quirinale sarà un politico risponde: "Ci sono delle personalità..."

CASINI A PALAZZO - Il presidente della commissione Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini è stato ricevuto a palazzo Chigi, dove si sono svolti gli incontri del presidente del Consiglio Matteo Renzi in vista delle votazioni per l'elezione del Presidente della Repubblica che avranno inizio domani alle 15.

BERLUSCONI - Silvio Berlusconi si è recato a Palazzo Chigi intorno alle 13,30 dove ha parlato con il premier Matteo Renzi per oltre 2 ore per discutere con lui il candidato alla presidenza della Repubblica. Con il cavaliere sono giunti nella sede del governo Gianni Letta e Denis Verdini. "Non c'è ancora nessun nome", ha commento Berlusconi incontrato i grandi elettori del suo gruppo. "Il prossimo Capo dello Stato - ha precisato - deve essere un politico esperto, conosciuto a livello internazionale". Berlusconi ha dettato ai suoi anche le indicazioni di voto: "Scheda bianca per le prime tre votazioni". E secondo quanto si apprende, domani il leader FI e il premier si rivedranno.

DELEGAZIONE PD - Nel pomeriggio a Palazzo Chigi sono arrivati invece i componenti della delegazione del partito che ha partecipato alle consultazioni di ieri: il primo a fare ingresso nel palazzo è stato il capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, seguito poi dal presidente dei senatori Luigi Zanda e dal presidente dell'assemblea dem, Matteo Orfini. Ancor prima erano arrivati i vicesegretari Lorenzo Guerini e Deborah Serracchiani.

L'INCONTRO CON GLI EX 5 STELLE - A seguire insieme al vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani Renzi ha incontrato una delegazione di deputati appena usciti dal M5S: Walter Rizzetto, Marco Baldassarre e Mara Mucci. "Ci ha chiesto quanti siamo e quale orientamento abbiamo", ha riferito ai cronisti Baldassarre. "Noi siamo circa 25 e non proponiamo nomi. Nomi che peraltro Renzi non ci ha fatto. Noi siamo per il no ad Amato ma non diciamo no a Mattarella", ha aggiunto l'esponente ex M5S. 

LA ROSA A 5 STELLE - E' arrivata sul blog la 'rosa' dei 10 candidati di M5S da far votare alla Rete domani. Ci sono anche Prodi e Bersani. Ecco l'elenco pubblicato sul blog di Grillo, in ordine alfabetico: Pierluigi Bersani, Raffaele Cantone, Lorenza Carlassare, Nino Di Matteo, Ferdinando Imposimato, Elio Lannutti, Paolo Maddalena, Romano Prodi, Salvatore Settis, Gustavo Zagrebelsky.

RENZI ALLA CAMERA - Il premier si è scusato per l'ora dell'incontro, "ma abbiamo accolto la richiesta di alcuni di voi di un incontro intermedio". Il Pd deve avere "un ruolo massimo e centrale" nell'elezione del Presidente della Repubblica, ha ribadito Renzi all'Assemblea, sottolineando che "la partita si chiude in settimana".

E ancora: "Oggi ci saranno alcuni incontri interni al Pd, io sarò qui alla Camera se qualcuno vorrà parlami".  Il segretario dem ha poi ringraziato quanti, "pur essendo della partita", non essendoci ancora "nessun nome che si impone", stanno mettendo in campo la loro "disponibilità" per una "soluzione unitaria". Quanto all'identikit del nuovo Capo dello Stato, "quella del presidente deve essere una storia raccontabile prima di tutto al nostro interno". E dopo aver escluso, ieri, il nome di un tecnico per il Colle, oggi aggiunge un altro tassello all'identikit: per Renzi è necessario "evitare di convergere su figure troppo vicine a palazzo Chigi", intendendo membri del governo. Sul metodo, rincara: "Domani dobbiamo decidere se procedere alle prime tre votazione sulla proposta della scheda bianca. Per me continua a essere la migliore, ma decidiamo insieme". 

Ai deputati del Pd il premier indica il criterio di base per il voto sul Colle: "è un bene eleggerlo con Forza Italia" ma "noi non mettiamo veti, noi non accettiamo veti", spiega. E poi: "Sono contraente del patto del Nazareno e lo rivendico. Il capo dello Stato lo abbiamo fatto sempre con Fi ma questo non significa che prendiamo il loro nome".

"Aggredire un deputato per le due idee è la cosa più squallida che esista. Non ci abituiamo a quello che è successo ieri sera", ha poi detto il premier riferendosi all'aggressione subita ieri dall'ex grillino Rizzetto.

AL SENATO - Il premier intorno alle 9,45 è poi andato a Palazzo Madama per l'assemblea dei senatori Pd, sempre sull'elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Con lui, il vicesegretario Dem Debora Serracchiani. Renzi esordisce così: "Grazie a tutti e ciascuno dei senatori Pd per l'approvazione della Legge elettorale". 

Ai senatori il premier riassume lo stato delle cose riguardo al toto-nome: "Anche se i giornali ne danno uno certo al giorno, il nome ancora non c'è perché abbiamo deciso di trovarlo insieme". Insomma, insiste, non è un metodo da "the winner is...".

L'INDISCREZIONE - Sergio Mattarella è il nome su cui si sta ragionando, in queste ore, tra Palazzo Chigi, il Pd e i palazzi della politica. Tra i tanti nomi che circolano, sarebbe questo, a quanto si apprende, quello che starebbe raccogliendo la maggiore condivisione nel Pd e che avrebbe raccolto il si' della minoranza dem. Pesa però il no di Forza Italia, un no che Matteo Renzi potrebbe provare a trasformare quantomeno in un 'nihil obstat' nell'incontro a Palazzo Chigi. Il tentativo in corso, spiegano fonti parlamentari, è di far quadrato nel Pd (ma il sì a Mattarella sarebbe più ampio rispetto all'area dem) per poi cercare il via libera anche di Forza Italia, che però finora sull'ex ministro ha sempre posto un secco no. 

Il timore che serpeggia in alcuni settori della minoranza dem è che si sia ancora alla pretattica. E cioè che Mattarella venga proposto nella certezza che Forza Italia lo bocci. Un modo questo, spiegano sempre le stesse fonti, per bruciare anche il nome di Giuliano Amato (in una sorta di simul stabunt simul cadent) su cui sia Fi che la minoranza dem sarebbero d'accordo e che potrebbe portare a un nome di calibro più istituzionale che politico.  Fonti parlamentari renziane, invece, assicurano che il tentativo di Renzi è concreto e senza retropensieri. "Alla fine anche Berlusconi potrebbe starci, se capisce che l'accordo è più ampio rispetto al solo Pd e che c'è il rischio, per lui, di restare fuori dal gioco" spiega un parlamentare, che ipotizza che in quel caso si potrebbe arrivare a una fumata bianca già al terzo voto. Se però su Mattarella ci fosse un veto insormontabile, si aprirebbe uno scenario più aperto, fuori dagli schemi e il rischio di andare oltre la quarta votazione sarebbe assai fondato.

SALVINI: VOTO FELTRI - "Non mi piace la scheda bianca, non ci piace chi decide di non decidere: per dare un segnale di speranza, e poi se son rose fioriranno, abbiamo condiviso" con Fratelli d'Italia "un percorso per un'alternativa seria a Renzi: chiediamo ai nostri deputati e ai nostri senatori di fare una scelta culturale e politica che abbiamo incarnato in una persona, che ha i suoi pregi e i suoi difetti come tutti, Vittorio Feltri", ha detto il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio con la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.

DI MAIO: RENZI COME KGB - "Mancano circa 24 ore all'inizio delle votazioni per il presidente della Repubblica e circa 400 parlamentari del Pd non sanno ancora chi votare. Renzi ancora non gli ha detto chi dovranno ricopiare sulla scheda. Per ora gli ha solo imposto di votare scheda bianca. Oggi al metodo da kgb di Renzi noi rispondiamo con un'assemblea di gruppo pubblica dove i parlamentari del M5S propongono dei nomi ai nostri iscritti, su cui nelle prossime ore saranno chiamati a votare. Alla gente comune noi affidiamo un ruolo centralissimo. Sul presidente della Repubblica che voce in capitolo hanno invece gli iscritti Pd? E i loro parlamentari?", scrive su Facebook il deputato M5S Luigi Di Maio.