Mercoledì 24 Aprile 2024

Sgarbi su Trump: "La politica del vaffa è vincente"

Il critico d'arte: "La stagione dell'ipocrisia e del perbenismo è finita. Io ho avuto successo mandando tutti al diavolo, mentre gli altri sono spariti. Renzi? E' politicamente corretto, ma alla fine è un pescecane"

Vittorio Sgarbi (Zeppilli)

Vittorio Sgarbi (Zeppilli)

Roma, 5 agosto 2016 - "Il vecchio Clint Eastwood mi dà ragione. Il politicamente scorretto ha vinto. Oggi domina il vaffa". La constatazione è di Vittorio Sgarbi, critico d’arte già politico di primo piano di Forza Italia, che tra insulti, liti tv e parolacce, del politicamente scorretto è un po’ l’antesignano. Mentre parla, al telefono, lo fermano di continuo: "Sei un grande. Mandali tutti a quel paese i coglioni". 

La politica del vaffa trionferà?  "Basta vedere Beppe Grillo. Usa vaffa, insulti, parole forti, ma poi ha messo due ragazze brave ed educate (Raggi e Appendino, ndr) e ha vinto le elezioni".

Quindi Clint Eastwood ha ragione: è finita l’era del politicamente corretto.  "Clint dice il vero. Anche perché lo sentite Bill Clinton quando parla di Hillary? Racconta di come la corteggiò... melassa, melassa, melassa. E poi? L’ha resa cornuta con la Lewinsky. Meglio Trump. Alla fine si scoprirà che è più politicamente corretto di Bill".

L’Italia, però, resta conformista. "Resistono certe regolette da galateo di Donna Letizia per cui devi dire gay, omosessuale ecc... e se dici frocio o culattone ti guardano male. Ma omosessuale richiama il ghetto. Io sono un uomo, mica un eterosessuale".

Insomma, troppa ipocrisia? "Ma sì. Le unioni civili non sono altro che un modello che fa il verso alla famiglia borghese. Un mio amico, omosessuale di sinistra, mi dice sempre: io preferisco essere chiamato finocchio. E piuttosto che sposarmi, preferico andare a letto con una donna". 

Buona educazione addio.  "La gente vuole la verità, non gli importa niente delle parolacce. Dietro parole gentili spesso si nascondono ipocrisia, favori, vantaggi personali, poltrone".

Un esempio? "Matteo Renzi. È politicamente corretto, ma è un pescecane. Avete visto come si è comportato con Enrico Letta? Il politicamente corretto aiuta a mascherare gli errori. Ma le leggi della compassione non vanno più di moda. Se dici le cose come stanno sembri cattivo, ma è solo un modo di descrivere la realtà per quella che è".

Lei fu il primo a sdoganare la parolaccia in tv, dando della «stronza» a una professoressa al Maurizio Costanzo show. L’ha pagata? "Macché. Il mio successo è stato proprio quello di mandare tutti a fare in c... e sono ancora qui. Gli altri, quelli bravini e perbenino, sono tutti spariti".

Quindi nessun rimpianto? "No. Sono io il precursore di Grillo. Per questo il mio movimento si chiama MoVittorio 7 Stelle".

E le querele, i risarcimenti? "Non cambierei mai il mio pensiero per assomigliare a quei cretini della nomenklatura del politicamente corretto".

Ci vuole coraggio, però, a dire «stronzo», «capra», «imbecille» a chi non ci piace. "Io, che usavo quei termini nel mio mondo, quello intellettuale, ero considerato malissimo. Ma poi, va così. Se sei un leghista ignorante, il politicamente scorretto appare preterintenzionale. Nel mio caso riesco a mostrare la mia superiorità e riesco a sopraffare i ‘nemici’".

Qualcuno, però, l’avrà anche censurato per il suo modo di fare, diciamo così, ‘sopra le righe’. "Quelli della trasmissione radiofonica della Zanzara mi chiamavano e li mandavo al diavolo, dicendone di tutti i colori. Mi dissero: ‘Ti inviteremmo in trasmissione, ma non puoi dire le parolacce’. Io andai in radio e feci a modo mio. Morale: hanno adottato tutti il mio linguaggio, fregandosene dei diktat del direttore editoriale. Succedeva cinque o sei anni fa. Questo dà il segno di come l’Italia sia cambiata".