Mercoledì 24 Aprile 2024

Richetti: "Al voto con Calenda e Pisapia"

Il portavoce dem: coalizione insieme. Mdp mina il lavoro di Prodi

Matteo Richetti del PD parla ai giornalisti fuori la sede del PD (Ansa)

Matteo Richetti del PD parla ai giornalisti fuori la sede del PD (Ansa)

Roma, 22 giugno 2017 - RICHETTI, Bersani chiede una verifica di maggioranza...

«È l’ennesimo tentativo di differenziarsi e smarcarsi. Ne parleranno con Gentiloni, che guida il governo che anche noi sosteniamo», sospira Matteo Richetti, portavoce della segreteria Pd, fedelissimo renziano.

Mdp fa di tutto perché fallisca il piano Prodi, l’incontro Pisapia-Renzi?

«È evidente. Mdp vuole salvare l’esperienza del governo Gentiloni e azzoppare fino ad annientare Renzi dalla politica. Gotor inaugura il mantra ‘mai alleanze con questo Pd’ e mette a rischio il lavoro responsabile di Prodi».

Che cosa si aspetta dall’impegno di Romano Prodi?

«L’obiettivo è trovare un terreno d’intesa per rigenerare il centrosinistra, non a tutti i costi, ma in maniera coerente. Penso a un centrosinistra che vada da Calenda a Pisapia, con il Pd che faccia da baricentro».

Oltre questi confini non si va?

«Parliamo di chi si riconosce in un atteggiamento riformista. Non a caso tutti e tre questi leader, Renzi, Calenda e Psiapia, erano a favore del Sì al referendum. Cosa che non si può dire di Bersani, D’Alema, Montanari..». 

Prodi media, ma Pisapia non ha ancora chiarito che cosa farà...

«Almeno si fa emergere la verità. Abbiamo passato due anni nei quali si accusava Renzi di essere il leader divisivo e di non volere le alleanze. Quando Renzi ha detto di essere pronto al dialogo, Epifani ha chiuso, chiedendosi se c’era da fidarsi di Matteo. Ora Prodi chiede il dialogo ed emerge chi ci sta veramente: Renzi e Pisapia si dicono pronti, Mdp e la sinistra radicale dicono ancora mai con Renzi».

Non ci sono differenze anche sui contenuti?

«Alcuni ex leader non ne fanno una questione di contenuti o proposte. Ma quando parlano di eliminare il Jobs act e tre anni di riforme, sono in imbarazzo perché ne vedono gli effetti positivi su un paese che è ripartito grazie anche al loro voto negli anni passati».

Bersani e D’Alema appoggiarono pure Monti...

«Loro hanno fatto la riforma Fornero, noi l’Anticipo pensionistico per risolvere i problemi. Eppure noi siamo quelli di destra, amici di Berlusconi, e loro la sinistra pura».

Ecco, spingono il Pd verso Berlusconi?

«È una barzelletta. Noi con Berlusconi non faremo accordi né ci sogniamo di fare alleanze, cosa che invece proponiamo al centrosinistra. Piuttosto andiamo al voto con un Pd o un qualcosa di più largo che si presenti unito e coerente, con un progetto per il Paese». 

È il Campo progressista?

«Se si va a votare alla Camera con un sistema elettorale che prevede la soglia del 40% per garantire la governabilità, la lista può diventare più larga della lista di partito. Una lista di coalizione che vada da Calenda a Pisapia, da una forza liberal-democratica a una progressista, senza sbavature in ambito programmatico. Perché noi non facciamo armate Brancaleone pur di arrivare al 40%».

E al Senato?

«Presentarsi in coalizione permette di abbassare la soglia dall’8 al 3% e può permettere a questi partner di avere un obiettivo più raggiungibile, rafforzando il risultato finale».

Renzi preferisce Calenda ad Alfano?

«Se si fa riferimento a una coalizione omogenea non ci sta una forza che si richiama al nuovo centrodestra. Dico Calenda non solo perché ho stima nelle sue competenze, ma perché oggi rappresenta un approccio liberale che può stare dentro al centrosinistra».