Mercoledì 24 Aprile 2024

Referendum, Renzi a caccia dei voti di destra

Firenze, via alla campagna. Pd diviso: sbagliato inseguire gli avversari. Il premier: "Pronto a cambiare l'Italicum"

TOUR DE FORCE Il premier Matteo Renzi ieri  a Firenze (New Press)

TOUR DE FORCE Il premier Matteo Renzi ieri a Firenze (New Press)

Roma, 30 settembre 2016 - Il 29 settembre non è solo il compleanno dei ‘nemici’ Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersani. È anche la data simbolica di Matteo Renzi, visto che otto anni fa in questo stesso giorno si candidò a sindaco di Firenze. E tutti sappiamo come finì (cioè molto bene per Matteo).

Non è un caso, quindi, che proprio ieri, al teatro ObiHall della sua città, abbia dato il via alla campagna per il Sì al referendum costituzionale, dopo un’intervista alla Bbc, un incontro con i diecimila della Coldiretti (che voterà a favore, nonostante i fischi) e una visita a Perugia. Un «tour de force» iniziato in una data simbolica e in un luogo simbolico. All’ObiHall Renzi si candidò alle primarie da sindaco, fece il discorso molto apprezzato da sconfitto (prevalse Bersani, ndr) e festeggiò la vittoria contro Gianni Cuperlo che lo incoronò segretario del Pd.

Ieri la partenza è di quelle col botto. Con bordate. Con una consapevolezza: «Sarà una sfida difficilissima, perché non ho mai visto tanta mistificazione, tante falsità tutte insieme. Bisogna puntare sul merito del quesito, fare campagna porta a porta, casa per casa. Ci giochiamo tutto. Questa non è una partita, ma la partita».

Da qui, la linea dettata dal premier (via intervista al Foglio): allargare il consenso al centrodestra per vincere il referendum, visto che «la sinistra è in larghissima parte con noi». Il senso, per il premier, è questo: «L’elettore di destra oggi si trova di fronte a due scelte. Votare sul merito o non votare sul merito. Se la scelta diventa votare sul merito vota Sì e sono certo che alla fine andrà così». Insomma un’eresia per la minoranza Pd, partita lancia in resta contro il segretario dem.

«Finiamo in un burrone. I voti a destra? Matteo va dove lo porta il cuore... Ma con il No il governo non cadrà», dice Bersani. «Parole sbagliate», il commento di Gianni Cuperlo. «Prove di partito della Nazione», provoca il senatore dem Miguel Gotor. «Non vorrei che dopo il referendum il Pd si trovi svuotato di idee ed elettori», minaccia Roberto Speranza.

Ma Renzi, come al solito, fa il Renzi e da Perugia punge: «Ecco perché sono minoranza... Noi vogliamo essere maggioranza, ma devi prendere i voti degli altri». Nessun odio verso Berlusconi, insomma, ma capacità di doppiarlo «come nel 2014» grazie all’idea d’Italia del Pd. Non gli importa della risposta di Renato Brunetta che «gli fa marameo. Il centrodestra unito voterà No». Renzi «globetrotter» del Sì tira dritto. E non risparmia critiche ai 5 Stelle e soprattutto al nemico numero uno, Massimo D’Alema, neo coordinatore dei comitati del No del centrosinistra. «È un esperto di lotte fratricide in casa – attacca il premier –. Citofonare a Romano Prodi e Walter Veltroni».

Certo, Renzi fa anche quello disponibile «non solo teoricamente» a cambiare l’Italicum per svelenire il clima («è meno importante del referendum»), anche se la ritiene una legge «perfetta». Poi fa il mea culpa sulla questione «personalizzazione» («ho combinato un bel pasticcio all’inizio»). Non parla più di dimissioni in caso di sconfitta («la mia carriera personale è meno importante del referendum») e promette tutto ciò che può promettere. Dall’abolizione dell’Irpef agricola, al Ponte sullo Stretto «volano per il Sud», dando rassicurazioni ai terremotati («I soldi per il sisma ci sono»).

Basterà per un Sì? A quanto pare no. Ed ecco, allora, il via alla formazione dei volontari con lezioni ad hoc di David Hunter, socio del guru americano Jim Messina, consulente della campagna. E pure un’app speciale da cliccare sullo smartphone. Il rush finale dopo 180 eventi, sarà la Leopolda che si terrà dal 18 al 20 novembre.