Romano Prodi (Ansa)
Bologna, 30 giugno 2017 - L'ultima chiamata per l'Italia è una legge elettorale che obblighi ad accorpamenti. Ne è convinto Romano Prodi, intervenuto oggi a un evento Acer a Bologna. "L'ho detto 6mila volte, lo dico 6mila e 1 - insiste l'ex premier -. Il Paese si salva solo se c'è una legge che dà un governo stabile nel lungo periodo. Poi le liti e i personalismi sono aggravamenti. Ma nel lungo periodo il problema italiano è solo la stabilità dell'autorità". In sostanza, afferma Prodi, "o abbiamo una legge elettorale che ci obbliga ad accorpamenti o non c'è mica niente da fare" perché "in un Paese frammentato la legge elettorale non è fatta per fotografare un paese, ma per dare un governo stabile".
FOCUS Pisapia raduna mezza sinistra. E c’è chi pensa di candidare Prodi - di ETTORE MARIA COLOMBO
E' in qualche modo un invito a mettere da parte le dispute, almeno quelle interne al centrosinistra, per concentrarsi sulle esigenze del paese. La prima appunto, quella di un sistema maggioritario. Dopo il botta e risposta con Matteo Renzi, Prodi torna a defilarsi dal ruolo di possibile leader. "Non c'è più Prodi, come fanno ad esserci i prodiani?", risponde ai giornalisti che lo interrogano sul documento-appello firmato a Bologna da molte figure considerate vicine al professore e indirizzato al Pd. Perché c'è chi, a sinistra, lo vedrebbe bene ancora come candidato premier.
Le frizioni con Renzi non sono risolte, anzi. "Non ho proprio niente da dire.... lui parla di case, io di tende quindi non possiamo intenderci...", chiosa il professore, chiamato in causa dal segretario Pd all'indomani dei ballottaggi. A Renzi, che boccia la sua idea di coalizione, Prodi ha risposto di aver già provveduto a spostare la "sua tenda" un po' più lontano dal Partito Democratico. Non a caso sarà domani in piazza domani per il battesimo di Campo Progressista di Pisapia.
