Venerdì 26 Aprile 2024

Dieci anni di ruggini, strappi e successi. Amarcord Pd sognano il riscatto

Renzi, Gentiloni e Veltroni alla festa di compleanno. Parisi: è un giorno di lutto

Primarie Pd 2007, Veltroni batte Rosy Bindi ed Enrico Letta

Primarie Pd 2007, Veltroni batte Rosy Bindi ed Enrico Letta

Roma, 14 ottobre 2017 - Enrico Letta, l’ex premier? "Figurarsi, non ci pensiamo nemmeno. Eppoi ci odia". Bersani e D’Alema, leader di governo e di partito? "Per carità, per gli scissionisti non c’è posto, se la sono cercata". Francesco Rutelli, leader della Margherita che, coi Ds di Fassino, diedero vita a quella ‘fusione fredda’ che risponde al nome di Pd? Disperso. Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e dell’Unione, almeno lui ci sarà? No, niente. Oggi, a festeggiare i dieci anni del Pd (correva l’anno 2007, 14 ottobre) al teatro Eliseo di Roma, ci saranno e parleranno solo Veltroni, Gentiloni e Renzi. Prodi ha fatto sapere di non aver ricevuto alcun invito formale, il Nazareno cincischia ("Abbiamo fatto girare solo locandine via WhatsApp"), il ministro Martina assicura di avergli fatto una telefonata. Inutile.

Però, insomma, almeno Arturo Parisi, il professore in seconda di Prodi, sardo e tignoso, mago di sistemi elettorali quanto di conti (sbagliati) in Parlamento, si poteva invitarlo. Lui sbotta via Ansa: "Dopo il Rosatellum, il decennale del Pd per me è giorno di lutto". Al Nazareno si rabbuiano, ma soprattutto temono il ‘compluttuni’. Dispiegato ogni giorno nei retroscena del gruppo Repubblica andrebbe così: Pisapia, con l’accordo di Prodi e Letta (Enrico), fonda un nuovo partito di centrosinistra, un grande (e non bonsai) ‘Ulivo’. Come per magia, gli vanno dietro tutti: gli scissionisti di Mdp, altri pezzi sparsi di sinistra e mezzo Pd che odia Renzi (Orlando, Franceschini, Bindi, Cuperlo, e chi più ne ha ne metta). Il quale Renzi resta da solo, col cerino in mano, e un partitino personale. Fantapolitica? Sì, ma al Nazareno stanno in angoscia.

Del resto, è la storia stessa del Pd che è fatta di antiche ruggini non solo tra Prodi e Renzi, ma tra Prodi e Veltroni, Bersani e Franceschini, Fassino&co. Una lunga storia che inizia da Veltroni. Vinte le primarie il 14 ottobre 2007: (3 milioni e 500 mila votanti), si presenta come il primo candidato premier del Pd alle Politiche del 2008: prende il 32,3% i voti, senza alleati veri, ma viene sconfitto da Berlusconi. La «vocazione maggioritaria» e lo «spirito del Lingotto» sfioriscono presto e il Pd, dopo una breve reggenza a guida Franceschini, sceglie Pier Luigi Bersani come suo nuovo segretario alle primarie del 2009 (3 milioni e 100 mila i votanti). Iniziano i tempi della ‘Ditta’ e del ritorno a una visione da socialdemocrazia classica per un partito nato, invece, per stare sulla scia dei Democratici Usa.

La gestione Bersani dura a lungo, ma poi piano piano si sfibra e quando Renzi perde le primarie – in quel caso del centrosinistra – contro il segretario in carica, nel 2012, in realtà il Rottamatore fiorentino aveva già la vittoria in tasca. Dovrà attendere poco. Dopo la ‘non vittoria’ alle Politiche del 2013 e le dimissioni di Bersani, una breve reggenza di Epifani (oggi anche lui in Mdp) è il preludio al trionfo di Renzi contro Cuperlo alle primarie 2013. Ma allora i votanti furono 2 milioni 800 mila, quest’anno, per le primarie tra Renzi, Orlando ed Emiliano, 1 milione e 800 mila.

Non solo. È il corpo stesso del Pd a essere mutato: sempre più anziani, sempre meno giovani, 40-50enni sostanzialmente inesistenti. Ci sarebbe tanto lavoro da fare, i 400 mila tesserati e le 500 mila donazioni con il 2 per mille, vanto del coordinatore di Renzi, Guerini, non bastano a dire che il partito è in salute. Solo le future elezioni politiche lo diranno: il 40,8% delle Europee 2014 è un miraggio, il 18% delle Amministrative un tonfo, sotto il 25,4% di Bersani nel 2013 sarebbe una disfatta. Ma questo si vedrà tra pochi mesi. Oggi, c’è solo tempo di fare festa.