Mercoledì 24 Aprile 2024

Boschi, gradimento ai minimi. Ma l’effetto Etruria non c’entra

Urne ancora lontane. E l’80% degli elettori dem vuole che resti in campo

Maria Elena Boschi (LaPresse)

Maria Elena Boschi (LaPresse)

Roma, 17 dicembre 2017 - La vicenda Boschi tra fanta-sondaggi e giudizi degli italiani. I non addetti ai lavori, tra questi anche i politici, spesso ritengono che le intenzioni di voto siano strettamente legate alla rilevanza delle notizie di più stretta attualità. Erroneamente si immagina un elettorato che cambia idea su quale partito votare in maniera repentina. Non è così. La formazione del consenso è un processo molto complesso e duraturo nel tempo, per cui chi prende in considerazione di votare una lista difficilmente, pur in presenza di criticità evidenti, è disposto a cambiare parere, anche perché il giudizio sul voto si modella su un mix di variabili. L’elettore prende in considerazione l’insieme di diversi fattori. Tra questi ci possono anche essere quelli critici, ma la decisione è figlia di una valutazione complessiva.  

BOSCHI_27502636_212739
BOSCHI_27502636_212739

L’anno scorso si pensava che le vicende giudiziarie ed i giudizi negativi sull’amministrazione romana, retta dalla sindaca Raggi, potessero influire su una demotivazione al voto nei confronti del M5S o addirittura che la stessa vicenda della Capitale avesse potuto generare problemi al candidato grillino alle regionali siciliane. Tutto questo non è avvenuto e, nonostante le critiche, il M5S continua ad essere nei sondaggi il primo partito ed il candidato Cancelleri in Sicilia ha addirittura raccolto il doppio dei consensi rispetto a quanto lui stesso conquistò nelle precedenti elezioni. È evidente, quindi, che una cosa sono i giudizi su una vicenda e un’altra lo spostamento di voti che un singolo fattore può generare. Fatta questa premessa è più semplice descrivere qual è il clima di opinione nei confronti della Boschi, senza essere fraintesi su presunte variazioni di consenso ai partiti. Il livello di fiducia è oggi del 16%. Per verificare se questo è un dato positivo o negativo è importante avere una comparazione con il suo gradimento quando era ministro nel precedente governo Renzi. In quegli anni la fiducia oscillava tra il 16 ed il 20%. Quindi l’onorevole Boschi non ha mai fatto registrare percentuali particolarmente alte, anche quando la vicenda Etruria non era scoppiata, e quindi oggi si posiziona nella fascia bassa di quel range. Bisogna far notare che se è vero che il 76% degli italiani ha sentito parlare della vicenda, altresì solo il 15% pensa di aver compreso bene i contorni dell’accaduto ed i motivi precisi per cui la Boschi è coinvolta.  

A prima vista potrebbe sembrare un dato basso di attenzione ma se si pensa che solo il 10-12% della popolazione segue attivamente le notizie politiche, il valore del 15% rappresenta un indicatore che ci fa comprendere come la vicenda personale dell’onorevole Boschi abbia destato un livello alto di interesse, ma in quel profilo di popolazione che è attenta alla politica. Ovviamente bisogna precisare che ci si riferisce alla circostanza del coinvolgimento dell’onorevole Boschi e non alla problematica del fallimento di alcune banche, tra le quali Etruria. Per quanto riguarda la possibile non ricandidatura, i giudizi si posizionano soprattutto rispetto alle appartenenze politiche, cioè il 35% degli italiani ritiene che sia giusto che si debba ricandidare, il 40% è invece contrario. In quel 35% che condivide l’ipotesi di ricandidatura ricadono sia gli elettori del Pd che il 40% di chi vota Forza Italia.  

In questo scenario c’è da comprendere se e quanto questa vicenda potrà influire quando si dovrà votare per le elezioni politiche. Dipenderà dalla rilevanza che questo avvenimento avrà durante i mesi di gennaio e febbraio. Anche se si discute da tempo, in questi giorni è ancora più accentuato l’interesse mediatico in quanto la commissione d’inchiesta parlamentare sta interrogando alcuni attori di questa vicenda. Con il possibile scioglimento delle Camere a fine anno inizierà la vera campagna elettorale e solo allora si potrà comprendere se il caso Boschi influirà sul consenso al Pd. A gennaio, quando gli elettori, e soprattutto quel 30% di popolazione ancora indecisa, dovrà prendere in considerazione quale partito votare. 

*Antonio Noto - Direttore Noto sondaggi