Mercoledì 24 Aprile 2024

Per Matteo è l'ora x

di Sandro Rogari

«SE vogliamo fare una forzatura sul testo uscito dalla Camera, i numeri ci sono. Ma noi fino alla fine cerchiamo un punto d’intesa». Parole di Renzi sulla riforma del Senato. Partiamo da questa seconda ipotesi. L’intesa in politica si trova se si ha la forza e se si concede qualcosa. La forza c’è. E non sta tanto nei numeri come si accaniscono ad indagare i più, ma nel fatto in sé. C’è un consenso maggioritario nel Paese che sta timidamente uscendo dalla crisi e riguarda le riforme. Debbono andare avanti a ogni costo e questo governo ha dimostrato di realizzarle. Nel merito ci sono dissensi, ma non sul fatto che sono necessarie. Questa è l’onda lunga che regge Renzi. Disarcionarlo significa andare contro l’onda che la gente sente come positiva. Allora la questione si sposta sulla concessione. Renzi non può concedere nulla sulla legge elettorale, soprattutto perché tornarci sopra sarebbe segno di debolezza. Ma non può cedere neppure sull’elezione diretta dei senatori. Poi tornerebbero in ballo i vecchi poteri, fiducia compresa, e sarebbe punto a capo. Può accettare la configurazione di un listino predefinito di consiglieri regionali potenziali senatori. Era quanto avevamo proposto da queste colonne fin dall’inizio e che il governo può recepire. Oltre non ha margine di trattativa. Se l’intesa non c’è, dice Renzi, allora c’è la forzatura, ossia la verifica dei numeri. Ma le due cose non sono poi così distinte. Infatti, possiamo mettere la mano sul fuoco che l’intesa, dentro il Pd, ci sarà con qualcuno della minoranza, con quei senatori che guardano alla Camera e all’Italicum che premia il Pd come la salvezza. Poi c’è Berlusconi che oscilla ed è strattonato a destra e a sinistra. Non sa che pesci prendere, ma qualcosa di chiaro dovrebbe avere, lui e soprattutto i suoi senatori. Se si va al voto subito vanno tutti o quasi a casa. Quindi bisogna guadagnar tempo. E qui arriviamo al punto dei numeri. A questo punto i senatori sono attanagliati da due paure. La prima è di uscire dal Parlamento nel 2018. Riguarda quasi tutti. La seconda è un incubo iniziato in queste accaldate notti insonni: andare alle elezioni anticipate e perdere il seggio domani. Riguarda molti, soprattutto nel gruppo di Forza Italia. Quindi meglio un uovo oggi che una (inesistente) gallina domani.

di Sandro Rogari