Mercoledì 24 Aprile 2024

Rio 2016, il resoconto della nona giornata

L'uomo del giorno è Wayde Van Niekerk: suo l'oro nei 400 metri, con tanto di nuovo record del mondo a 43"03. Oscurata, almeno in parte, la stella di Usain Bolt, che senza strafare vince per la terza volta consecutiva l'oro della gara più attesa, i 100 metri. Simone Biles prosegue imperterrita la propria marcia verso il pokerissimo di ori nella ginnastica, mentre Murray, Whitlock, Rose e Kenny sono i protagonisti di una giornata da dominatrice per la Gran Bretagna.

Il nuovo recordman dei 400 m, Wayde Van Niekerk, tra Merritt e James ( LaPresse/Xinhua)

Il nuovo recordman dei 400 m, Wayde Van Niekerk, tra Merritt e James ( LaPresse/Xinhua)

Rio de Janeiro, 15 agosto 2016 – Doveva essere la grande serata di Bolt – e in parte lo è stata – ma la scena, una ventina di minuti prima della finale più attesa dei Giochi, se l’è presa Wayde Van Niekerk: oltre a vincere l’oro dei 400 metri, il 24enne sudafricano ha infatti sbriciolato il record del mondo della specialità, che resisteva da quasi 17 anni.

VAN NIEKERK DA PAZZI! – 43”03 l’incredibile crono stampato da Van Niekerk, in una finale che il sudafricano ha corso in ottava corsia, sulla carta una delle più sfavorevoli. Il nuovo campione olimpico della specialità ha corso senza riferimenti, partendo forte e resistendo al ritorno degli altri due favoriti per la vittoria, Kirani James e Lashawn Merritt, sul rettilineo conclusivo. Qui, proprio quando il grenadino e l’americano parevano poter risucchiare il sudafricano, Van Niekerk ha piazzato un’accelerazione irreale, con cui ha distanziato definitivamente gli avversari e aggiornato il record del mondo che fino a poche ore fa apparteneva ancora a Michael Johnson. L’impresa di Van Niekerk (uscito in barella dalla pista dello stadio Engenhão) ha giocoforza tolto un pizzico di pathos alla finale dei 100 metri, già di per sé non di altissimo livello: dietro Usain Bolt, infatti, non si vedevano avversari credibili, vista la scarsa condizione di Gatlin e Blake e la pochezza degli altri avversari. E in effetti è bastato un Bolt molto più umano del solito per conquistare il settimo oro olimpico in carriera: 9,81 il non irresistibile (per uno come lui) crono del giamaicano, uscito malissimo dai blocchi ma capace come sempre di fare la differenza sul lanciato. Battuto ancora una volta Justin Gatlin, mentre il giovane canadese Andre De Grasse ha fatto sua (come da pronostico) la medaglia di bronzo. Nell’altra finale di giornata, quella del salto triplo femminile, l’oro è andato alla colombiana Caterine Ibarguen: 15 metri e 17 cm la misura che è valsa la vittoria a quella che era la favorita della vigilia, che si è messa alle spalle l’altra sudamericana Yulimar Rojas (Venezuela), fermatasi a 2 centimetri dai 15 metri, e la kazaka Olga Rypakova, bronzo grazie alla misura di 14,74 m. In mattinata, la kenyana Jemima Jelagat Sumgong ha vinto la maratona femminile, arrivando tutta solo al Sambodromo di Rio dopo 2 ore, 24 minuti e 4 secondi di gara. Seconda, staccata di 9”, un’altra kenyana (ma battente bandiera del Bahrain), EuniceJepkirui Kirwa, mentre sull’ultimo gradino del podio è salita l’etiope Mare Dibaba. Tredicesima Valeria Straneo, migliore delle azzurre, mentre al 25esimo posto si è piazzata la pediatra valdostana Carherine Bertone. A proposito di azzurre, Libania Grenot è riuscita a centrare la qualificazione per la finale dei 400 metri (in programma domani), grazie al sesto tempo (50”60) assoluto.

MURRAY SI RIPETE – La nona giornata di gara è stata anche l’ultima di gare per il tennis. Tra tarda mattinata e primo pomeriggio, sono state asegnate le medaglie dei doppi femminile, in cui le russe Makarova/Vesnina hanno sconfitto le svizzere Bacsinszky/Hingis in due set, e misto, nel quale la coppia statunitense Mattek-Sands/Sock ha avuto la meglio al supertiebreak sui connazionali V.Williams/Ram. Il piatto forte della giornata, comunque, era la finale del singolare maschile, in cui l’argentino Juan Martin Del Potro ha sfidato il campione uscente Andy Murray. Ad avere la meglio è stato proprio lo scozzese, che si è imposto per 3-1 (75 46 62 75) al termine di una partita durissima e ricca di errori, a cui entrambi i contendenti sono arrivati fisicamente esausti. Come esausto era Rafael Nadal, che suo malgrado ha dovuto lasciare la medaglia di bronzo al giapponese Kei Nishikori, bravo ad imporsi al terzo set, dopo aver corso il rischio di buttare via una partita già vinta a fine secondo set.

INCANTO BILES, INARRESTABILE GRAN BRETAGNA – Quattro i titoli assegnati nei concorsi individuali di ginnastica artistica. Al femminile, Simone Biles si è confermata assoluta dominatrice di questi Giochi, conquistando il terzo oro personale a Rio (dopo concorso a squadre e generale individuale) in quella che doveva essere la gara più ostica, quella del volteggio. La 19enne americana, invece, ha sbaragliato la concorrenza con due salti pressocché perfetti, che le sono valsi il punteggio di 15,966 davanti alla russa Maria Paseka (15,253) e alla svizzera Giulia Steingruber (15,216). Il pokerissimo di medaglie d’oro, obiettivo fissato dalla Biles a inizio Olimpiade e mai riuscito a nessuna ginnasta nella storia, si avvicina sempre di più: se al corpo libero l’americana non ha rivali, la trave potrebbe essere l’unico ostacolo a frapporsi tra la minuta Simone e la leggenda. Nella parallele asimmetriche (l’unico esercizio davvero indigesto alla Biles), la russa Aliya Mustafina si è assicurata l’oro davanti alla statunitense Madison Kocian e alla tedesca Sophie Scheder. Dominio di Max Whitlock nei concorsi individuali maschili di giornata: nel corpo libero, il britannico ha concluso con 15,633, un decimo in più del brasiliano Diego Hypolito, due dell’altro ginnasta di casa Arthur Mariano; ancora meglio Whitlock ha fatto al cavallo, dove con il punteggio di 15,966 ha conquistato il secondo oro di giornata, davanti al connazionale Louis Smith (15,833) e allo statunitense Alexander Naddour (15,700). La giornata d’oro della Gran Bretagna – sono state ben 5 le medaglie del metallo più prezioso conquistate dai sudditi della Regina Elisabetta – è stata arricchita dai titoli olimpici conquistati da Justin Rose nel ritrovato torneo maschile di golf (argento allo svedese Stenson, bronzo all’americano Kuchar) e da Jason Kenny – salito a quota 4 ori olimpici in carriera – nella velocità individuale del ciclismo su pista (davanti al connazionale Skinner e al russo Dmitriev). A proposito di pista, Elia Viviani ha concluso al secondo posto, ad appena due punti dal capoclassifica Boudat, la prima giornata dell’omium, grazie a un’ottima prova nell’inseguimento (concluso in terza posizione) e alla vittoria nell’eliminazione; le ultime tre prove sono in programma domani.