Mercoledì 24 Aprile 2024

La 'ndrangheta sbarca in Umbria: 54 arresti in varie province, sequestrati 30 milioni

I reati contestati sono associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, bancarotta fraudolenta, truffa, trasferimento fraudolento di valori, traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione

'Ndrangheta, 61 arresti in Umbria (Ansa)

'Ndrangheta, 61 arresti in Umbria (Ansa)

Roma, 10 dicembre 2014 - La 'ndrangheta sbarca anche in Umbria. I carabinieri del Ros hanno eseguito, nella provincia di Perugia e in altre località italiane, 61 misure cautelari (54 arresti e 7 obblighi di dimora) emesse su richiesta della procura distrettuale antimafia del capoluogo. Sequestrati beni per oltre 30 milioni di euroL'organizzazione, collegata alla cosca Farao-Marincola di Cirò (Crotone), era capeggiata da Natalino Paletta e operava a Perugia e provincia dal 2008. Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Perugia, Roma, Crotone, Cosenza, Arezzo, Siena, Ancona, Macerata, Viterbo, Caserta, Bologna e Varese, nonché in Germania.

L'INFILTRAZIONE - I reati contestati a vario titolo agli arrestati sono associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, bancarotta fraudolenta, truffa, trasferimento fraudolento di valori con l'aggravante delle finalità mafiose, traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. Al centro delle indagini "un sodalizio 'ndranghetista radicato nella regione, con diffuse infiltrazioni nel tessuto economico locale e saldi collegamenti con le cosche calabresi di origine". Gli investigatori impegnati nell'operazione, denominata 'Quarto passo', hanno "documentato le modalità tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche mediante incendi e intimidazioni con finalità estorsive". Il sequestro riguarda beni mobili e immobili riconducibili alle attività degli indagati e ritenuti provento dei reati.

"POTERE SPREGIUDICATO E VIOLENTO" - "Le modalità delle condotte delittuose delineano da un lato un effettivo controllo del territorio ed una integrazione con la società civile e l'imprenditoria locale, dall'altro la sicura matrice di tipo mafioso del sodalizio criminale". E' quanto si legge nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip del tribunale di Perugia, Alberto Avenoso. I membri dell'organizzazione, scrive il Gip, "provengono in massima parte dalla regione Calabria ed in particolare dai Comuni di Cirò e Cirò Marina, si sono insediati da tempo nella regione dell'Umbria ed hanno dimostrato ampia capacità di intimidazione scaturente dalla consapevolezza, ormai diffusasi nel territorio, della pervasività di un potere spregiudicato e violento, l'acquiescenza al quale è percepita come ineluttabile al fine di evitare conseguenze anche di estrema gravità".ù

"PROGRESSIVA MAFIZZAZIONE" - L'Umbria è "un territorio a torto ancora ritenuto da taluni 'isola felice' ed invece in via di progressiva 'mafizzazione'", scrive il Gip nell'ordinanza di custodia a carico degli indagati."L'associazione di tipo 'ndranghetista stanziatasi in Perugia - sottolinea l'ordinanza - non può semplicisticamente essere definita come un'articolazione periferica della struttura criminale calabrese sorta e radicata nel territorio d'origine, ma si configura invece come un'autonoma associazione composta da soggetti residenti in Umbria da oltre un decennio, i quali, pur avvalendosi dei metodi tipici delle associazioni di tipo mafioso e chiaramente conservando gli originari rapporti di parentela e contiguità con soggetti operanti nella regione di provenienza, operano autonomamente ed in via esclusiva in Umbria, conservando sempre un 'basso profilo' criminale, al fine di non attirare sull'organizzazione l'attenzione delle forze dell'ordine".

REGGIO CALABRIA, 25 ARRESTI - Un secondo blitz in Calabria, dove la polizia ha eseguito 25 decreti di fermo di indiziato di delitto emessi dalla Procura della Repubblica, nei confronti di esponenti della cosca di 'ndrangheta dei Tegano, operante nel capoluogo reggino. I fermati sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso. L'operazione, denominata "Il Padrino", ha consentito di ricostruire l'organigramma della cosca e di acquisire elementi sulle innumerevoli attività illecite gestite.