Mercoledì 24 Aprile 2024

Marino dai pm per respingere le accuse. Il legale: "Firme sugli scontrini sono false"

Ignazio Marino - che non è indagato - ha reso dichiarazioni spontanee ai pm. "L'agenda in formato elettronico era consultabile da moltissimi uffici del Comune, 50-60 persone"

Roma, Ignazio Marino ritira le dimissioni (Ansa)

Roma, Ignazio Marino ritira le dimissioni (Ansa)

Roma, 19 ottobre 2015 - "Le firme sugli scontrini non sono autentiche". Il sindaco dimissionario di Roma Ignazio Marino, è stato sentito per 4 ore dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dal pm Roberto Felici, che indagano sulla legittimità di scontrini e spese per motivi istituzionali e di rappresentanza. L'indagine è stata aperta sulla base degli esposti presentati da Fratelli di Italia e da M5S. Marino ha respinto ogni ipotesi di illecito e ha spiegato, fornendo una cospicua documentazione, di non aver commesso alcuna irregolarità nelle spese effettuate con la carta di credito, assegnatagli dall'amministrazione comunale. Accompagnato dal suo difensore, il professore Enzo Musco, Marino è giunto negli uffici della Procura alle 16 circa per rendere dichiarazioni spontanee ai Pm. Marino ha detto di aver voluto parlare ai pm "per sgombrare il campo da ogni possibile strumentalizzazione della vicenda". Il sindaco dimissionario ha colto l'occasione per "rivendicare con il giusto orgoglio il merito di essere riuscito ad ottenere donazioni private a favore del Comune di Roma per oltre 10 milioni di euro e di avere intrapreso opere importantissime per l'immagine della città come, a titolo esemplificativo, la riedificazione delle colonne del Foro di Traiano". Marino ha poi chiarito, nel corso dell'atto istruttorio, "che la sua decisione, una volta conosciuta questa vicenda, di donare al Comune una somma corrispondente alle spese di rappresentanza dall'inizio del suo mandato, lungi dal costituire un atto di debolezza o, peggio ancora, di ammissione di colpevolezza, ha rappresentato il simbolico gesto di ribellione di una persona onesta".

LE PAROLE DEL LEGALE - L'ex senatore del Pd ha lasciato il palazzo di giustizia dopo oltre quattro ore, evitando di incontrare i giornalisti. "Il sindaco - ha detto Musco - si è presentato in Procura in veste di persona informata sui fatti per spiegare che non ha commesso alcun caso di malversazione". Il legale ha inoltre sostenuto che "tutte le sottoscrizioni a suo nome in calce ai giustificativi di spesa non sono autentiche. Nella quasi totalità -ha affermato Musco - dei casi i giustificativi ricollegano la causale della cena alla tipologia dell'ultimo appuntamento della giornata programmato nell'agenda del sindaco. Marino, ha spiegato Musco, "non ha mai utilizzato il denaro pubblico per finalità estranee a quelle consentite. Marino ha inteso precisare - si legge in un comunicato - che non ha mai richiesto la carta di credito, che gli è stata invece attribuita dagli Uffici, che non è stato lui a richiedere il riallineamento del plafond della carta da 10 a 50mila euro, come era nella precedente amministrazione e che la seconda carta di credito, attribuita al Capo del Cerimoniale, è stata richiesta per facilitare i pagamenti in occasione di eventi pubblici. 

L'agenda di Ignazio Marino, "che non è quella cartacea ma quella in formato elettronico, era a disposizione e consultabile da moltissimi Uffici del Comune, per un totale di circa 50-60 persone". E' un'altra circostanza che il sindaco dimissionario ha fatto presente durante l'audizione. A parere di Marino, secondo quanto riferito dal suo legale, "la questione relativa ai giustificativi di spesa è da ricollegare a una prassi, consolidata negli anni e comunque precedente all'attuale amministrazione, secondo cui sono gli Uffici del Campidoglio e non il primo cittadino a gestire questi aspetti, come è ovvio che sia e come chiunque può comprendere, senza che ciò possa giustificare però la scelta (che non si sa a chi sia riconducibile) di apporre sistematicamente firme non autentiche di Marino e di indicare causali di spesa evidentemente ricostruite a posteriori e senza consultare il sindaco".

MAFIA CAPITALE - Intanto, salvo cambi di programma dell'ultima ora, Marino sarà domani all'udienza di domani, davanti al giudice Anna Criscuolo, per l'esame della richiesta di giudizio abbreviato avanzata dall'ex direttore generale di Ama, Giovanni Fiscon e da altri quattro imputati minori di 'Mafia Capitale'. Marino, che ha già firmato l'atto di costituzione di parte civile di Roma Capitale in questo procedimento, ha mantenuto ferma l'intenzione, manifestata nei giorni scorsi, di presenziare all'udienza. Fiscon, che gli avvocati Salvatore e Federico Sciullo intendono difendere dall'accusa di corruzione aggravata dall'aver agevolato l'associazione di tipo mafioso diretta da Massimo Carminati, ha chiesto, in particolare, di accedere al rito alternativo condizionato all'audizione di una ventina di testimoni, in buona parte vecchi e nuovi dirigenti di Ama (come gli ex presidenti Daniela Valentini, Domenico Tudini, Giovanni Hermanin, Giorgio Benvenuti e l'attuale numero uno Daniele Fortini) oltre all'ex ad della stessa società municipalizzata dei rifiuti Franco Panzironi, all'ex sindaco Gianni Alemanno e al prefetto Goffredo Sottile, che verrebbe citato nella veste di commissario del governo per l'emergenza Rifiuti di Roma dal 2012 al gennaio del 2015. Tra gli altri imputati che compariranno domani figurano anche Raffaele Bracci e Fabio Gaudenzi, che rispondono di uno specifico episodio di usura, mentre Salvatori Emanuela, ex responsabile del coordinamento amministrativo per l'attuazione del Piano Nomadi, ed Emilio Gammuto, collaboratore di Salvatore Buzzi nella gestione delle cooperative, sono accusati di corruzione.