Venerdì 26 Aprile 2024

IL GRANDE GIALLO Il fisico scomparso Majorana visse in Venezuela tra il '55 e il '59

La procura di Roma: "Si trasferì volontarimante nel Paese sudamericano". Archiviata l'inchiesta riaperta nel 2008, impossibile stabilire che fine abbia fatto dopo

Annuncio per la scomparsa di Ettore Majorana stampato sulla Domenica del Corriere (Ansa)

Annuncio per la scomparsa di Ettore Majorana stampato sulla Domenica del Corriere (Ansa)

Roma, 4 febbraio 2015 - Svolta nel lungo giallo sulla scomparsa di Ettore Majorana, il geniale fisico catanese cresciuto in via Panisperna, di cui si persero le tracce il 26 marzo del 1938. Secondo quanto ha accertato la procura di Roma che indaga sul caso, era vivo nel periodo tra il 1955 e il 1959 e si trovava, volontariamente, nella città venezuelana di Valencia

La procura, che ha archiviato un'inchiesta riaperta nel 2008 dopo una puntata di 'Chi l'ha visto?', è convinta di aver acquisito un punto fermo: lo scienziato si trasferì all'estero, "permanendo in Venezuela, almeno, nel periodo tra il 1955 e il 1959". Trasferimento "volontario", come spiega il procuratore aggiunto Piefilippo Laviani sottolineando "l'inerzia degli organi diplomatici venezuelani" in merito alla richiesta di notizie circa "il possesso di una patente di guida o di titoli di proprietà di un'auto" da parte dello scienziato italiano. Quindi nessuna scomparsa dovuta a omicidio, suicidio o riparo in un convento da parte di Majorana come indicato da parenti e conoscenti. Probabile invece che lo scienziato, spaventato dalle sue scoperte sull'atomo, abbia deciso di sparire senza lasciare tracce. Difficile però sapere che cosa abbia fatto il fisico siciliano nel Paese sudamericano, nè stabilire che fine abbia fatto poi. Una foto di Ettore Majorana mostrata da 'Chi l'ha visto?' nel 2008 (Ansa)

LA RIAPERTURA DELLE INDAGINI - A determinare la riapertura delle indagini era stata la testimonianza di Francesco Fasani, un meccanico (deceduto pochi anni fa) che al programma di Rai3 e poi agli inquirenti affermò di aver conosciuto a Valencia nel 1955 Majorana (che si faceva chiamare signor Bini), epoca in cui era giunto in Venezuela come emigrato. Fasani precisava di aver appreso la vera identità solo in un secondo momento allorchè un certo signor Carlo, mai individuato dalle indagini ma indicato da Fasani come un rappresentante di spicco della comunità italiana a Valencia, gli disse un giorno che la persona che lo stesso Fasani gli indicava da una finestra, ferma in strada ad attenderlo, non si chiamava affatto Bini ma in realtà era lo scienziato italiano Majorana. 

Nel corso delle sue audizioni, si legge nel provvedimento di archiviazione, Fasani "ebbe a descrivere Bini-Majorana come un uomo di mezza età, con cui non entrò mai in intimità stante una esasperata riservatezza, continuandolo a chiamarlo sempre 'signor Bini' e senza mai apprenderne il nome di battesimo, frequentazione caratterizzata dal fatto che Fasani lo accompagnava spesso nell'autovettura in possesso di Bini, una StudeBaker di colore giallo".

CHI ERA ETTORE MAJORANA - Nato a Catania il 5 agosto del 1906, dopo avere ottenuto la maturità classica a Roma, Majorana si iscrisse alla facoltà di ingegneria per passare poi a fisica (in cui si laureò con il massimo dei voti) dopo un colloquio con Enrico Fermi (premio Nobel per la fisica nel 1938). Il giovane Majorana dimostrò durante quell’incontro la sua genialità, risolvendo in un solo giorno un problema su cui Fermi stava lavorando da una settimana. Fermi decise allora di farlo entrare nel gruppo dei "ragazzi di via Panisperna", un laboratorio di fisici giovani e promettenti. 

Dopo alcuni incarichi accademici e studi all’estero (Lipsia e Copenaghen), Majorana rifiutò cattedre alle università di Cambridge, Yale e della Carnegie Foundation. Alla fine accettò il trasferimento all’Università di Napoli, dove lavorò fino alla sua scomparsa. 

LA SCOMPARSA - La sera del 26 marzo 1938, Majorana si imbarcò sul piroscafo Palermo-Napoli della compagnia Tirrenia. Prima della partenza, il fisico aveva soggiornato nel capoluogo siciliano per due giorni e aveva scritto una lettera all’amico e collega Antonio Carrelli, professore di Fisica sperimentale presso la stessa facoltà in cui insegnava. Nella lettera Majorana ribadiva all’amico la sua volontà di suicidarsi, dopo averla annunciata per la prima volta in un’altra lettera, diretta alla famiglia, lasciata nella camera d’albergo dove alloggiava a Napoli.

Il giorno dopo però, prima della partenza per Napoli, Majorana inviò un’altra lettera a Carrelli, accompagnata da un telegramma, nella quale il fisico catanese ritornava sui suoi passi, e sosteneva di averci ripensato e di voler tornare a Napoli. Majorana scrisse: "il mare mi ha rifiutato". L'idea di togliersi la vita, quindi, sembrava fosse stata accantonata, ma nonostante questo di Majorana non si seppe più nulla.

IL GRANDE GIALLO - Sulla scomparsa dello scienziato italiano sono circolate diverse ipotesi e molte teorie. Anche Leonardo Sciascia si occupò della vicenda, scrivendo nel 1975 il romanzo 'La scomparsa di Majorana', in cui rielaborò le testimonianze e le prove allora disponibili in maniera personale. Nel libro lo scrittore siciliano sostenne che Majorana si era rifugiato nella Certosa di Serra San Bruno, abbazia certosina in provincia di Vibo Valentia, per sfuggire da una vita sociale che non sopportava più.