Giovedì 25 Aprile 2024

Le cose non dette

ECCO QUEL che Matteo Renzi avrebbe dovuto dire e non ha detto. Né avrebbe potuto. Le convenienze diplomatiche sono impostate sulla salvaguardia delle relazioni bilaterali e impongono dunque il linguaggio dell’ipocrisia. Sulla Libia l’ospite italiano avrebbe dovuto ricordare al padrone di casa che se oggi l’Italia è invasa da folle di disperati, la responsabilità è (anche) sua. Di Barack Hussein Obama, che anziché frenare lo sconsiderato Sarkozy e opporsi al rovesciamento di Gheddafi, partecipò a quella stupida guerra. Con il bel risultato di portarci i tagliagole dell’Isis alle porte di casa. Da parte nostra ricordiamo che anche l’Italia ha le sue colpe. Berlusconi, quattro anni fa capo del governo, si lasciò trascinare dall’interventismo di Napolitano. Eppure sapeva bene che saremmo andati contro i nostri interessi economici, che la Libia del dopo Gheddafi non sarebbe mai diventata una democrazia come del resto non lo divenne l’Egitto del dopo Mubarak (anch’egli costretto ad andarsene da Obama).

SUPPONGO prevedesse l’invasione dei profughi. Ma concesse ugualmente le basi siciliane agli aerei Nato. Queste cose – ripeto – non si possono dire nella cornice amichevole di una visita di Stato. Bisogna fingere fiducia negli approcci multilaterali. Nell’Onu, nell’Europa comunitaria, nella Nato. Insomma nella «coordinazione» internazionale, ha detto ieri Obama, che comunque esclude ogni intervento militare e persino i droni. Nemmeno Renzi ha minacciato un blocco navale. Sarebbe un nostro diritto. Anzi inevitabile. Lo sta già praticando Malta, che i barconi li respinge al largo. Il secondo tema caldo era la Russia. Le sanzioni non sono servite a nulla o quasi. Le cadute del rublo e della borsa russa, la fuga di capitali sono state determinate dal crollo del prezzo del petrolio e non dalle sanzioni. Le quali però hanno danneggiato – e molto – il nostro export. Non sarebbe il caso di riallacciare il dialogo con Putin? Renzi ieri non è riuscito a convincere Obama che anzi vuole continuare con le sanzioni. Eppure la crisi ucraina si è raffreddata. E inoltre America, Europa e Russia hanno lo stesso, comune nemico. Il Califfato è ormai a Ramadi, 60 miglia da Bagdad, e si propone di attaccare il ventre molle dell’Europa cristiana. L’Italia appunto.