Giovedì 25 Aprile 2024

La lezione di Caporetto

Antonio Patuelli

GLI EVENTI di questi giorni richiamano alla memoria un precedente di quasi un secolo fa che riguardò proprio l’Italia. Dopo la gravissima sconfitta di Caporetto nella prima guerra mondiale, nell’autunno del 1917 venne costituito il nuovo governo presieduto dal giurista Vittorio Emanuele Orlando, il più grande costituzionalista di quell’epoca. Orlando è passato poi alla storia come «Presidente della Vittoria», perché sotto la sua guida, un anno dopo, l’Italia concluse vittoriosamente la Grande guerra. Nel 1919 si aprì a Parigi la Conferenza per la pace, alla quale il governo italiano intervenne chiedendo più di quanto era stato pattuito nella primavera del ‘15, prima dell’entrata in guerra: insomma, nel ‘19 l’Italia chiese insistentemente l’applicazione del «Patto di Londra» del ‘15, più la città di Fiume. Su queste richieste si arenarono le trattative e, nell’aprile del ’19, la delegazione italiana si ritirò dal tavolo.

ORLANDO tornò a Roma come un trionfatore, accolto dal tripudio degli italiani che, sempre più nazionalisti, si scagliavano contro la presunta ‘vittoria mutilata’, poiché gli alleati non accettavano le richieste italiane esorbitanti i patti prebellici. Ma dopo poche settimane la delegazione italiana dovette tornare a Parigi, non riuscendo però a raggiungere i risultati sperati. Così il premier si dimise e venne sostituito dal governo guidato dall’economista Francesco Saverio Nitti, che era stato Ministro proprio nel governo Orlando e, prima, con Giolitti. Ma il nuovo ministero Nitti non riuscì a bloccare la spirale di tensioni, contrapposizioni e violenze che sconvolsero l’Italia e subì anche la forte crescita dell’estremismo nazionalista e perfino una secessione nell’Esercito, guidata dal poeta D’Annunzio, con l’occupazione militare di Fiume. Quella spirale di tensioni sconvolse l’Italia che si era così allontanata dagli ideali risorgimentali e che pochi anni dopo si ritrovò trasformata da democrazia in regime autoritario, con tutte le tragiche esperienze almeno ventennali che ne seguirono.

Insomma, il drammatico precedente italiano di quasi un secolo fa insegna che i problemi si debbono risolvere con la lungimiranza e la forza di volontà della ricerca di soluzioni costruttive ai tavoli delle trattative internazionali, rifuggendo dalle fallaci e rischiosissime scorciatoie nazionaliste.