Mercoledì 24 Aprile 2024

La Lega resta al verde: parte la cassa integrazione

I 70 assunti dal quartier generale milanese di via Bellerio potrebbero finire tutti in cassa integrazione già da novembre; bisogna tagliare ogni spesa possibile e loro sono ciò che resta di tagliabile

Matteo Salvini, segretario della Lega Nord

Matteo Salvini, segretario della Lega Nord

Elena G. Polidori

ROMA, 28 ottobre 2014 - BEI TEMPI quelli in cui il tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, dispensava fondi del Carroccio alla Bosina', la scuola dei «liberi popoli padani» dove insegnava Manuela Marrone, moglie di Umberto Bossi, e nessuno aveva nulla da dire. Oggi la scuola è chiusa e la Lega ha le casse talmente vuote da essere costretta a tagliare quello che è rimasto da tagliare: i dipendenti del partito. I 70 assunti dal quartier generale milanese di via Bellerio potrebbero finire tutti in cassa integrazione già da novembre; bisogna tagliare ogni spesa possibile e loro sono ciò che resta di tagliabile. Il segretario Matteo Salvini è stato chiaro: «Non ci sono più soldi, non abbiamo altra scelta». È finita un'epoca, al Nord. Come, d'altra parte, era già finita in Forza Italia a Roma, dove 49 dipendenti sono stati licenziati pochi mesi fa e come potrebbe finire anche nel Pd, dove la cassa integrazione è sempre stata minacciata, ma mai messa in atto davvero. Che le casse del Carroccio fossero in difficoltà più degli altri, era noto da tempo, dal congresso di luglio dove si era parlato in pratica solo di questo, tanto che lo stesso tesoriere, Stefano Stefani, nominato nel 2012 per sostituire Francesco Belsito, il 18 settembre scorso aveva lasciato l'incarico motivandolo in maniera chiara e con le stesse parole di Salvini: «Non ci sono più soldi, inutile restare».

IL CONSIGLIO federale del Carroccio di venerdì scorso aveva dato mandato a Salvini e ai componenti del comitato amministrativo Roberto Calderoli, Giancarlo Giorgetti e Giulio Centemero di incontrare i dipendenti per negoziare una soluzione. Nel corso della riunione, che c'è stata ieri in via Bellerio, il segretario ha comunicato la decisione di richiedere la cassa integrazione per tutti e 70, cioè per impiegati, segretarie, addetti ai gadget e alle promozioni, persino i portinai. Salvo, al momento, un altro 30% di dipendenti della Lega che lavora nelle sezioni sul territorio, ma anche lì presto arriverà la scure, si dice.

C'È PERÒ da chiedersi, ora che si è arrivati a questo punto, come sono stati spesi gli oltre 120 milioni di euro di rimborsi elettorali incassati dalla Lega negli ultimi anni, in pratica nell'era dopo Bossi. Un tempo bastavano anche per pagare «la bambinaia di Calderoli», per dirla con Belsito, ma erano altri tempi davvero. «Siamo poveri di soldi, ma ricchi di idee», ha cercato di rinfrancare le truppe il segretario Salvini, l'orizzonte tuttavia è nero per quello che è stato il vero cuore pulsante della Lega, la «macchina elettorale» di via Bellerio. «Non avevamo altra scelta chiude ancora Salvini ma d'ora in poi faremo conto solo sul nostro gettonatissimo volontariato».