Giovedì 25 Aprile 2024

Iva, tassa di successione e detrazioni. Il governo apre la caccia ai soldi

Le ipotesi sul tavolo tra smentite a raffica e coperture che mancano

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan (Olycom)

Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan (Olycom)

Roma, 18 settembre 2014 - La stagione della caccia alle coperture per la legge di stabilità è ufficialmente iniziata. Gli incontri tra il premier Matteo Renzi, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e il commissario Carlo Cottarelli si fanno più frequenti. Due giorni fa era scattata la polemica per il possibile aumento delle aliquote agevolate dell’Iva: un’ipotesi poi esclusa dal governo. Da quel momento, però, dichiarazioni e indiscrezioni si sono inseguite: i tecnici del Mef starebbero lavorando a un inasprimento della tassa di successione. L’obiettivo, secondo le indiscrezioni che circolano in queste ore, puntualmente smentite dagli interessati, è passare dagli attuali 500 milioni di euro di gettito ad almeno un miliardo, per allinearci a quello che accade già adesso nei principali paesi europei. Nel mirino degli uffici del ministero sarebbero finite aliquote e franchigie attualmente in vigore.

Al momento esistono quattro aliquote, che variano a seconda del grado di parentela, e un paio di franchigie: si tratta di soglie di esenzione entro le quali l’imposta non risulta dovuta. Attualmente il coniuge, i figli e i genitori pagano il 4%, ma solo per la parte di eredità che supera il milione di euro. L’aliquota può arrivare fino all’8 per cento. La tassa di successione continua, insomma, a essere vittima delle attenzioni ondivaghe dei governi. Negli ultimi vent’anni questa voce dei nostri bilanci pubblici è stata ritoccata una miriade di volte. È stata ridotta dall’esecutivo guidato da Giuliano Amato alla fine del 2000. Pochi mesi dopo, nel 2001, il secondo Governo Berlusconi l’ha abolita. E nel 2006, considerando quella misura insostenibile, il secondo Governo Prodi è tornato indietro e l’ha ripristinata. Adesso, proprio questa voce potrebbe essere oggetto di una stangata.

Anche se, piuttosto che aumentare le tasse, si preferirebbe agire sulle detrazioni, aggiornando e potando la giungla degli sconti. Dettagli a parte, comunque, l’obiettivo è chiudere entro il prossimo dieci ottobre, con qualche giorno di anticipo sulla tabella di marcia. La manovra dovrebbe avere un valore totale di venti miliardi, confermando gli 80 euro e il taglio dell’Irap. Saranno pagati, in parte, con il recupero di cinque miliardi dovuto al calo dello spread e con i benefici della lotta all’evasione fiscale (3 miliardi). Qualcosa arriverà dalla spending review: ieri si è svolta una prima riunione per valutare gli impegni dei diversi ministeri. Con il Documento di economia e finanza, il primo ottobre, sarà tutto più chiaro.