Mercoledì 24 Aprile 2024

Il forno riformista

di Sandro Rogari

LE MAGGIORANZE a geometria variabile non hanno mai fatto bene alla vita della legislatura. Anzi, quando la Dc ha cominciato ad usarle si è verificata la prima interruzione anticipata. Corre l’anno 1972. Andreotti, a febbraio, anticipa con un monocolore il ritorno al centrismo, dopo la decennale stagione del centro sinistra.  Il ritorno dei liberali al governo era alle viste e la sorte della legislatura fu segnata anzitempo. I due forni alternativi, liberali o socialisti, permisero la manovra e la formazione del governo Andreotti - Malagodi dopo le elezioni anticipate del 7 maggio. Quando i forni, che allora erano solo due, divennero uno solo, nel 1983, con la sconfitta della Dc e il crollo del Partito liberale, De Mita si ritrovò nelle mani di Craxi che dettò le regole del gioco e strappò la presidenza del Consiglio.  Ora i forni sono addirittura tre. Ce n’è uno permanente che comprende Ncd e che in astratto è autosufficiente, ma che non lo è per la politica ardita e di profonda innovazione che richiede maggioranze più solide, soprattutto per fronteggiare la dissidenza interna al Pd. Ce n’è uno tutto di sinistra che Bersani provò a mettere in piedi, includendo il M5S, e andò come andò. E ce n’è uno con Forza Italia, inaugurato da Letta e proseguito da Renzi che col patto del Nazareno ci ha messo del suo. Ossia l’ha reso permanente sulle riforme istituzionali ed elettorale. La sinistra interna ed esterna al Pd ha strepitato, ma ha subìto. FINCHÉ non si è vendicata col voto segreto. Qui si scatenano i franchi tiratori che fanno cadere i candidati ufficiali del partito, come è accaduto con l’elezione del giudice costituzionale in quota Pd. In questo caso il forno con Forza Italia non è bastato. Renzi ha imparato la lezione e non si è esposto allo stesso pericolo, moltiplicato per mille, con l’elezione del presidente della Repubblica. Non poteva fallire e ha optato per il rischio più contenuto: il forno di sinistra, con un candidato che questa non poteva non votare, anche a costo di scontrarsi con Berlusconi. Ora sorge il dubbio: è un forno provvisorio o permanente? Dipende da Renzi, ma anche da Berlusconi. Nel primo caso, se il Nazareno sopravvive, la legislatura e le riforme possono andare avanti. Nel secondo caso addio riforme istituzionali e la legislatura ha il fiato corto.

di Sandro Rogari