Mercoledì 24 Aprile 2024

IL FINTO CRAC DI MARCHISIO AVVELENA L'ITALIA

SI FA MALE Marchisio, in un primo momento sembrava in modo grave, a Coverciano si era parlato di crociato e sei mesi di stop. La felice smentita, per il giocatore, a tarda sera da Torino, con nuovi esami che hanno scongiurato la lesione, come ha fatto sapere la Juve. Ma intorno al suo infortunio è nato uno scontro durissimo, pieno di rancori, fra la Juventus e Conte. Ancora più clamoroso nel paradosso di un allarme poi rientrato. E così, prima di scendere in campo stasera a Sofia contro la Bulgaria nelle qualificazioni europee, la nazionale diventa una polveriera. Con Elkann, il capo di Torino, che lancia subito una frecciata molto avvelenata, e fuori misura, al suo ex allenatore («Perché tanto lavoro in nazionale?»), come se Marchisio si fosse fatto male sollevando un bilanciere, o costretto a prendere a calci un pallone medicinale. Ora, ci possono essere vari motivi, in buona fede, come capita spesso in nazionale, per criticare un ct, ma attaccare Conte per l'infortunio accidentale (come ha assicurato il professor Castellacci, capo dello staff medico azzurro, versione confermata da Buffon) di un giocatore, sa molto di questione personale. Una furia cieca. La Juventus ha il diritto di chiedere un risarcimento danni, ma prendersela con Conte, in questo caso, non regge. E serve solo a scatenare la bufera. Detto questo, Conte, nella conferenza stampa di ieri sera a Sofia, ha tenuto un atteggiamento poco giustificabile, non da commissario tecnico, non da uomo delle istituzioni calcistiche, con risposte a monosillabi, tono molto duro, risentito. «Marchisio? Ha già detto tutto il professor Castellacci, un infortunio inspiegabile, al suo posto gioca Bertolacci, speriamo che faccia bene». «La Juventus che mi attacca? Va bene così». «Il mio stato d'animo? Normale». «Mi dà fastidio chi cerca mettermi il passato contro». «Elkann dice che in nazionale si lavora troppo? Perché questa domanda alla Juve non me l'ha mai fatta?». «Le polemiche? Ci vivo in mezzo, sono abituato, penso solo alla Bulgaria». Lo stesso Buffon, al suo fianco, faticava a nascondere l'imbarazzo, e ha cercato, con maggiore sensibilità e diplomazia, di allentare la tensione, con qualche risposta più equilibrata. E così, con l'incolpevole Marchisio che ha fatto da detonatore, è esploso, fra Coverciano e Sofia, il durissimo scontro fra Conte e la Juventus. Una situazione inaccettabile, che è diventata un fardello quasi insopportabile per la nazionale e che pone molti interrogativi per il futuro, considerati anche i contrasti politici (Calciopoli, la richiesta danni bianconera per oltre 400 milioni di euro) fra Casa Agnelli e la federazione. Come si può pensare di guidare una nazionale in una situazione di conflitto così aperto con il club che fornisce il maggior numero di azzurri? Gli stessi giocatori bianconeri in nazionale si trovano costretti a convivere con un notevole disagio, e non è detto che abbiano voglia di prendere le distanze dai loro dirigenti di Torino per sostenere la causa di quello che è stato il loro allenatore per tre anni, in una convivenza alla fine anche faticosa. Un guaio rientrato, in buona parte, per Marchisio, ma un guaio, per tutto questo complesso di cose, non solo per la partita di stasera, che resta per la nazionale, anche se smorzato dalle notizie rassicuranti di fonte juventina a tarda ora. E martedì c'è Italia-Inghilterra proprio a Torino. Messa così, difficile dire come si potrà ricomporre lo strappo fra Conte e la Juventus.