Sabato 27 Aprile 2024

Il conflitto del Cavaliere

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Sandro Rogari

I CONTORNI dell’operazione sono ancora confusi. Fonti Mediaset parlano di acquisizione da parte della controllata Ei Towers di Rai Way che possiede 2.300 stazioni trasmittenti e ripetitrici diffuse sul territorio. Altre fonti parlano piuttosto di partecipazione larga, ma minoritaria. In ballo ci sono 1,2 miliardi che entrerebbero nelle casse della Rai e sono cruciali per la sua riforma e il suo rilancio. La questione è resa complessa dai molti problemi che l’accompagnano. La prima domanda che sorge è quale interesse possa avere una partecipata di Mediaset a erogare alla maggiore concorrente una somma tale da renderne possibile la ripresa finanziaria e tecnologica. A meno che questa erogazione non divenga il prezzo da pagare per acquisire il monopolio dello strumento distributivo del servizio televisivo pubblico e privato. Lo scenario non sarebbe dei più rosei per la Rai. Non si fa una questione ideologica della parziale privatizzazione delle reti. Ma vale sempre il principio che la mano pubblica deve mantenere la golden share di controllo. La seconda domanda riguarda le telecomunicazioni. È plausibile, come dichiara Mediaset, che un’unica rete di broadcasting migliori il servizio. Allo stato attuale, soprattutto in alcune zone più periferiche del Paese, il digitale terrestre arriva a singhiozzo e le comunicazioni via cellulari sono deficitarie. Ma la materia è delicata. Perché mettere tutto in mano ad un gestore privato? La terza questione ribatte sull’irrisolto conflitto d’interessi. È evidente che qualsiasi soluzione giuridica e strumento pubblico di controllo verrebbe vanificato se la proprietà delle antenne cadesse nelle mani di un privato che è anche il leader di un partito politico. Il problema antico legato alle concessioni tv delle quali beneficia il gruppo di Berlusconi verrebbe centuplicato se Mediaset dovesse detenere il controllo dello strumento di distribuzione dell’informazione tv e delle comunicazioni via cellulare. Su questo il governo deve fare chiarezza. Le operazioni di fusione possono essere valide perché creano sinergie, mobilitano risorse e possono far fare un salto tecnologico. Ma negli snodi cruciali degli interessi nazionali dev’essere garantito il controllo pubblico e va tolto ogni sospetto d’interesse di parte politica.

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