Giovedì 25 Aprile 2024

Come cambiano le protesi per il ginocchio

Particolarmente indicate anche nei casi di artrosi giovanile, hanno una durata quasi ventennale, ma non sono soluzioni adatte a tutti: obesità e osteoporosi sconsigliano l'intervento

L'anatomia del ginocchio, le protesi innovative e la riabilitazione post intervento

L'anatomia del ginocchio, le protesi innovative e la riabilitazione post intervento

Verona, 23 febbraio 2015 - Non aspettate di avere il ginocchio che cade a pezzi per pensare alla soluzione di una protesi. Oggi in media queste sostituzioni di articolazione durano mediamente dai 15 ai 18 anni, ed è importante evitare di arrivare all'intervento con le strutture anatomiche dell’area completamente alterate. Addirittura, grazie ai più recenti ritrovati della tecnologia, si possono anche impiantare, pur se non in tutte le persone, protesi che consentono di mantenere il proprio legamento crociato anteriore, con la possibilità, per così dire, di sentire meglio la propria articolazione.

Ogni anno in Italia si eseguono circa 60.000 protesi di ginocchio, e la situazione è profondamente mutata rispetto a qualche tempo fa – spiega Pierantonio Gardelin, che lavora presso il centro di Alta Specialità di chirurgia protesica dell’Istituto Clinico San Siro di Milano. In media, il posizionamento della protesi che consente di mantenere il legamento crociato anteriore perché ha una specifica conformazione che non intacca la zona centrale del ginocchio viene effettuato nel 5-7 per cento dei casi. L’intervento con questa protesi è particolarmente indicato per chi soffre di artrosi già in età giovanile, intorno ai 45-60 anni, ed ha ancora una valida struttura ossea e muscolare. In queste condizioni anche il recupero dopo l’intervento è più semplice e si può tornare ad una vita del tutto normale: dopo circa tre mesi, secondo i dati disponibili, l’utilizzo dell’articolazione è del tutto naturale.

La conservazione dei legamenti non solo offre una valida stabilità anche dopo l’intervento ma consente anche di avere una miglior percezione della propria posizione sul terreno e quindi di reagire al meglio ai movimenti di rotazione. In pratica, quindi, cambia poco rispetto a quanto assicura la normale articolazione. Questo tipo di protesi è indicato per persone che hanno un ginocchio quanto più possibile vicino al normale – precisa Gardelin. Ci sono condizioni, come ad esempio l’obesità o una marcata osteoporosi o ancora le gravi deformazioni del ginocchio legate all'usura da artrosi, che rappresentano criteri di esclusione per questo approccio.

Federico Mereta