Mercoledì 24 Aprile 2024

Fumo passivo, meglio evitarlo

Il tabacco induce dipendenza anche tra quanti lo respirano involontariamente. Donne e bambini che entrano in contatto con i tabagisti sono esposti al rischio di sviluppare malattie respiratorie. La richiesta degli oncologi Aiom: estendere i divieti in tutti i luoghi chiusi e affollati per prevenire enfisema, bronchite e tumore del polmone

Il fumo passivo attacca il polmone anche nei non fumatori

Il fumo passivo attacca il polmone anche nei non fumatori

Milano, 16 settembre 2014 – Fumo passivo? Meglio evitarlo. Si tratta di una delle peggiori forme di inquinamento che si possono immaginare, gli effetti colpiscono anche persone estranee. Pagano un prezzo donne, bambini e in genere i non fumatori che si trovano a condividere gli ambienti di tabagisti abituali. Le pareti di casa e degli uffici, come gli interni della vettura, si impregnano di nicotina e scorie della combustione. In un prossimo futuro saranno lanciate sul mercato sigarette che non bruciano, si potranno ritrovare nel palato i sapori del tabacco grazie a un processo analogo alla sublimazione (IQOS) senza ricevere per questo dosi di catrame o benzene. Ma al momento, tra i prodotti in tabaccheria, non esistono formule sicure al cento per cento, nemmeno la sigaretta elettronica si sottrae al fuoco incrociato tra sostenitori e detrattori.

Il fumo passivo rappresenta, per quanto ne sappiamo, un non trascurabile fattore di rischio, che aumenta fino al 30% le probabilità di sviluppare una malattia del polmone. Per questo l’AIOM - Associazione Italiana di Oncologia Medica - ha promosso un’indagine sui danni del fumo, e realizzato pure una pubblicazione in cui si parla della cura delle neoplasie del polmone, destinata ai pazienti e ai familiari, diffusa negli ambulatori dei medici di medicina generale. 

L’indagine presentata a Milano rientra nella campagna nazionale di sensibilizzazione promossa dall’AIOM, con il patrocinio della Fondazione Insieme contro il Cancro e dell’associazione dei pazienti WALCE (Women Against Lung Cancer in Europe). Con circa 38.000 nuove diagnosi ogni anno nel nostro Paese, il tumore del polmone è la terza neoplasia più frequente, dopo quelle al colon retto e al seno - spiega il prof. Carmine Pinto, presidente eletto AIOM e Direttore dell'Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. Ricordiamo che respirare sigarette, proprie e altrui, determina, oltre a un aumentato rischio di enfisema e bronchite cronica, il 90% del totale dei decessi per tumore del polmone. Per questo a ottobre - continua il Prof Pinto - partirà un tour in otto regioni, rivolto ai cittadini e alle istituzioni.

Le sigarette - sottolinea il Prof Francesco Cognetti, presidente di Insieme contro il Cancro - possono trasformare il salotto di casa o l’abitacolo dell’automobile in camere a gas. Sarebbe opportuno estendere i divieti antifumo a tutti gli ambienti chiusi o troppo affollati come automobili, spiagge, stadi e parchi. Una proposta simile è già stata avanzata al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il progetto al momento non sembra ancora aver trovato accoglienza.

Per troppo tempo il tumore del polmone è stato considerato una patologia quasi esclusivamente maschile - afferma la prof.ssa Silvia Novello, presidente di WALCE -. I nuovi dati evidenziano invece una forte crescita anche tra le donne. Il divario tra i due sessi si è ridotto, a causa dell’aumento del consumo di tabacco anche nella popolazione femminile. In base ai dati più recenti dell’Istituto Superiore di Sanità, i fumatori in Italia sono oltre 11 milioni, di cui 5 rappresentati da donne. Dire addio alle sigarette non è una missione impossibile e comporta grandi benefici per la salute. Si può smettere senza ricorrere a prodotti sostitutivi a base di nicotina.

Una parte importante della campagna, realizzata con il supporto di Boehringer Ingelheim, è il sondaggio fra oltre 850 specialist per capire come viene affrontata e trattata la patologia polmonare. In Italia il cancro del polmone è uno dei cosiddetti big killer ed è difficile individuarlo in fase iniziale. In tutta Europa si registrano ogni anno 391.000 nuovi casi con 342.000 esiti infausti, pari al 19,9% di tutti i decessi per tumore. Negli ultimi anni, la percentuale di persone che hanno superato la soglia dei cinque anni senza ricadute è aumentata: negli uomini dal 10 al 14%, nelle donne dal 12 al 18%. Questi risultati positivi sono dovuti anche alla ricerca, che permette agli oncologi di somministrare terapie più efficaci - prosegue il prof. Pinto -. Tra le nuove molecole, afatinib ha un meccanismo d’azione innovativo e si differenzia dai trattamenti mirati attualmente disponibili perché è in grado di inibire in maniera irreversibile quei recettori che svolgono un ruolo centrale nello sviluppo e nella diffusione dei tumori più pervasivi e a mortalità elevata come il carcinoma polmonare.

Il fumo è uno dei principali fattori di rischio anche per altre neoplasie - aggiunge da parte sua il prof. Cognetti. Ricordiamo, in particolare, il cancro al seno, al collo dell’utero, alla vescica, al pancreas. Il 22% dei nostri connazionali con più di 15 anni fuma regolarmente. E, secondo il nostro sondaggio, solo il 45% degli italiani è disponibile a cambiare il proprio stile di vita per ridurre il livello di rischio oncologico. Questo dato deve farci riflettere. La prevenzione è un’arma fondamentale. Dobbiamo insistere con campagne di informazione ed educazione.

I progetti focalizzati sulla prevenzione e sulla creazione di cultura sulla patologia rappresentano la nuova frontiera nella collaborazione tra società scientifiche e aziende farmaceutiche. La nostra azienda - ha dichiarato Anna Maria Porrini, presidente di Boehringer Ingelheim - è orgogliosa di collaborare con AIOM e poter contribuire alla realizzazione di questo importante progetto. Lavoriamo per migliorare l’efficacia e la tollerabilità dei farmaci esistenti, sintetizzare nuove molecole per realizzare medicinali innovativi. Il nostro scopo è fornire ai pazienti le migliori terapie possibili. Vogliamo promuovere la salute e il benessere dell’intera collettività, questo non può prescindere da una corretta attività di prevenzione e informazione.

E mentre si discute di strategie di prevenzione, Manhattan torna a fumare. Proprio la metropoli di New York, fiore all'occhiello per le campagne poi adottate nel resto degli Stati Uniti, segna il passo. Notizia di oggi: la Grande Mela, per la prima volta dopo anni, supera la soglia di un milione di fumatori con effetto psicologico di controtendenza. La notizia proviene dal dipartimento alla Salute: nel 2013 il 16% dei cittadini adulti di New York si sono dichiarati fumatori, contro il 14% nel 2010. Il tasso di fumatori si mantiene invece in continuo, sia pure lento, declino nel resto degli Usa.

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