Mercoledì 24 Aprile 2024

L’uomo che amava le donne. Il romanticismo effetto Truffaut

Moreau, Deneuve, Adjani, Ardant: una mostra ricorda il maestro. L'attenzione è focalizzata su muse, mogli e compagne: la sua fonte d'ispirazione

Francois Truffaut con Jaqueline Bisset (Ansa)

Francois Truffaut con Jaqueline Bisset (Ansa)

GIOVANNI SERAFINI

PARIGI, 16 ottobre 2014 - GIRAVA dei film e s’innamorava dell’attrice. O viceversa. La storia di François Truffaut, protagonista della “Nouvelle Vague” con Godard e Chabrol, corre sul doppio binario delle avventure sentimentali e dei film. “L’uomo che amava le donne”, per ricordare una delle sue opere più note, era convinto che il cinema fosse “un’arte delle donne” e che il compito di un regista fosse “far fare delle belle cose a delle belle donne”. Fu un inguaribile romantico, un geniale seduttore che rimase per tutta la vita un adolescente. Ed è giusto che per celebrare la ricorrenza dei 30 anni dalla morte la “Cinémathèque Française” punti i riflettori sulla galleria delle donne che lo hanno amato e hanno recitato nei suoi film. Ci sono Jeanne Moreau e Marie-France Pisier, Françoise Dorléac e Claude Jade, Catherine Deneuve e Jacqueline Bisset, Isabelle Adjani e Fanny Ardant, senza dimenticare Madeleine Morgenstern, la prima moglie, la donna che visse con lui solo per pochi anni ma rimase fino all’ultimo la sua spalla e il suo rifugio.

ERANO tutte bellissime, il simbolo della gioia di vivere e della fiducia nel futuro dopo la grande tragedia della guerra. Furono loro a dargli l’ispirazione per quei film indimenticabili che sembravano girati “con la febbre a quaranta”. Ricordiamo qualche titolo: “I quattrocento colpi”, “Jules e Jim”, “Fahrenheit 451”, “La sposa in nero”, “Baci rubati”, “Il ragazzo selvaggio”, “Effetto notte”, “Adele H”, “L’uomo che amava le donne”, “La camera verde”, “L’ultimo metrò”, “la signora della porta accanto”... Tutti dei capolavori, monumenti della storia del cinema, 24 film girati in 25 anni fino al giorno in cui un tumore al cervello lo stroncò a 52 anni, il 21 ottobre 1984.

LA MOSTRA (aperta fino al 25 gennaio) si apre con un estratto di “Effetto notte” (“La nuit américaine”) che vinse l'Oscar nel 1973: un film in cui Truffaut è insieme regista e attore accanto a Jacqueline Bisset. «Abbiamo scelto questo brano per far vedere come lavorava, come suggeriva agli attori una battuta, una posa, un gesto», dice Serge Toubiana, direttore della “Cinémathèque” e curatore della mostra. Ci sono fotografie, DVD, costumi di scena, fotografie, sceneggiature, lettere scritte di suo pugno. Ci sono i suoi libri, i suoi dischi, i suoi documenti personali, la sua collezione di piccole Tour Eiffel, perfino una ricostruzione del suo ufficio con la lampada, la scrivania e la poltrona che accompagnarono il suo lavoro. Ma c’è, soprattutto, l’evocazione puntuale dei suoi grandi amori. Jeanne Moreau, che conobbe nel 1957 al festival di Cannes e girò per lui “Jules e Jim”. La delicata Marie-France Pisier, la “Colette” del ciclo dedicato ad Antoine Doinel. E poi Françoise Dorléac, la sorella di Catherine Deneuve, che guidata da Truffaut interpretò “La Peau douce” (reso in italiano con lo sciagurato titolo “La calda amante”) prima di morire in un incidente d’auto. E c’è ovviamente Catherine Deneuve, il suo grande amore infelice, la donna con cui visse per due anni e che lo vide finire all’ospedale per una grave depressione quando decise di lasciarlo.

Dopo di lei ci furono tuttavia altre splendide figure femminili: Jacqueline Bisset, seguita da una Isabelle Adjani che a 19 anni sembrava una creatura celestiale, e infine da una Fanny Ardant trentenne, bella, forte, bruna, la sua ultima compagna...