Giovedì 25 Aprile 2024

Fermiamo la mattanza

Gabriele Canè

C’È TANTA roba in giro. Robaccia mortale. Lamberto ci è rimasto. Un altro ragazzo è andato a un passo. E queste sono le storie note. Le punte dell’iceberg di malori, di corse in ospedale, di vite riprese per i capelli. Storie da Cocoricò e dintorni, in un mondo della notte e dello sballo pieno di Cocoricò. Anche lontani dalla movida delle riviere. Nelle piccole discoteche di provincia. Sui muretti e le panchine delle piazze. Nelle metropoli notturne spacca timpani, come nei paesini di campagna dove quando la musica si spegne, si accende la noia. Allora, si fa presto a dire: basta. Ragazzi basta con queste pasticche, queste canne, questa coca, questi intrugli strizza cervello. Non perché sia tutto uguale. Ovvio, ma perché sono anticamere della morte, e perché uguale è il motivo che sta dietro una fumata o una pillola di ecstasy: alzare il tono delle sensazioni, dell’aggressività.

 

SI FA presto a dire basta, quando c’è chi vuole legalizzare la cannabis, spiegando però che fa male. Come le scritte sui pacchetti di sigarette: non si è mai fumato tanto da quando ci prospettano la morte certa. Si fa presto a dire, insomma, ma bisogna anche decidersi a fare. E non potendo controllare ogni discoteca, ogni giardino, partiamo da queste cattedrali dei decibel, dell’alcol del ...ma come ci siamo divertiti fatti di birra, pasticche e senza essere riusciti a dire una parola, perché non si sente neanche il battito del cuore... E se non lo dicono i titolari dei vari Cocoricò questo basta. Se non lo fa chi avrebbe interesse a gestire il divertimento nella legalità e per la sopravvivenza dei propri ospiti, lo facciano le leggi. Quelle che ci sono, per chiudere, sanzionare, multare. Educare. Dice: il problema non si risolve con la repressione. Può darsi. Ma di sicuro non si risolve senza. Senza acchiappare quelle bande di spacciatori spesso extracomunitari appostati fuori dai locali e caricarli su un aereo, una nave, un tir e rispedirli al paesello natio. Senza mettere in gabbia i loro ‘collaboratori’ che si mischiano ai clienti dentro le discoteche. Le leggi ci sono: applichiamole. Senza sconti. Senza scivolare nel proibizionismo, ma senza cedere al relativismo per cui tutto va bene, tutto si può fare, perché se no viene lesa la libertà. Anche quella di morire. Come Lamberto. O come il ragazzo comasco fermato per miracolo sull’orlo dell’abisso.