Giovedì 25 Aprile 2024

Ora non resta che negoziare

Claudio Martelli

Claudio Martelli

Roma, 20 gennaio 2016 - L'EUROPA non è l’Italia. La forza di Renzi in Italia sta nell’assenza di un’opposizione seria alla maggioranza parlamentare creata da Bersani e impinguata dal cambio di casacca di 200 parlamentari. Questa condizione, anomala in una vera democrazia, ha consentito al nostro primo ministro di spadroneggiare e di imporre su molti dossier le proprie personali decisioni. Contro il parere di osservatori neutrali, ma anche di amici, di alleati e dei vituperati esperti bollati come gufi menagramo e guastafeste, Renzi si è fatto giudice unico e supremo di tutte le questioni. Anche di quelle che visibilmente non capisce. Peggio ancora, di fronte non dico alle critiche, ma persino ai dubbi, anziché rispondere argomentando finora ha preferito insolentire o allontanare chi, anziché genuflettersi, teneva fede alla propria responsabilità. Così sono stati trattati i commissari alla spending review, da Carlo Cottarelli a Roberto Perotti allo stesso Yoram Gutgeld. Tagliare la spesa, si sa, è impopolare e per Renzi l’unica bussola è la ricerca del consenso immediato specie alla vigilia di scadenze elettorali.

DUNQUE, ha sragionato il premier, tanto vale spendere e spandere. Dagli 80 euro prima delle europee, agli altri 80 per il personale della sicurezza fino ai 500 ai neo-diciottenni alla vigilia delle amministrative il copione si ripete. Grazie al calo del petrolio e a Mario Draghi la spesa per interessi cala? C’è un accenno di ripresa? Renzi se ne attribuisce il merito e aumenta il disavanzo per finanziare nuove spese. L’Europa obietta? E lui, «Dio stramaledica gli eurocrati!» e pure gli italiani che stanno a Bruxelles e non difendono la patria. Per Renzi sono tutti colpevoli d’inerzia o tradimento: dall’ambasciatore Sannino, ai funzionari servi dei tedeschi, alla Mogherini che un anno fa lui impose come vicepresidente della Commissione. Ma delegittimando i propri rappresentanti, Renzi ha aperto nel modo peggiore l’ultimo fronte sul terreno più insidioso e senza un solo alleato.

SPREZZANTE con Tsipras mentre Atene rischiava la Grexit, ingeneroso con Hollande dopo la carneficina di Parigi, ritorsivo con tutti perché è fallito il ricollocamento dei migranti, Renzi strilla e batte i pugni un po’ per far concorrenza a Grillo e a Salvini un po’ perché il suo stile è l’assenza di stile. Sta di fatto che di rifugiati la Germania ne ha accolti un milione non centomila come l’Italia che protesta ma non controlla, che il pasticcio dell’Ilva l’ha combinato la nostra magistratura e che il bail in che minaccia le nostre banche appesantite da crediti inesigibili il governo Renzi l’ha votato senza fiatare. «Incoscienza collettiva», ha titolato ieri questo giornale e mai parole furono più appropriate. Incoscienza di tutti i responsabili che non hanno calcolato le conseguenze dalle quali gli altri Stati europei si erano messi per tempo al riparo. Tutti salvo noi. Ora c’è poco da scherzare. Gli effetti si son già visti e possono aggravarsi. La borsa di Milano ha bruciato in poche sedute i guadagni di un anno. Renzi deve ragionare, negoziare e ottenere compromessi utili. ‘Gano di Rignano’ in uno stadio europeo non lo fanno entrare.