Giovedì 25 Aprile 2024

Svizzera, il Canton Ticino dice sì ai limiti per i frontalieri. "Prima i nostri"

Iniziativa popolare promossa dalla destra nazionalista Udc e Lega dei Ticinesi. Nel mirino anche i frontalieri italiani. A favore il 58% dei votanti. Gentiloni: "Libera circolazione o conseguenze". Maroni: "Adeguate contromisure"

Il confine tra Como e la Svizzera (Cusa)

Il confine tra Como e la Svizzera (Cusa)

Lugano, 25 settembre 2016 - "Prima i nostri!": è questo il titolo dell'iniziativa popolare sui cui erano chiamati a esprimersi oggi i cittadini del cantone svizzero del Ticino, per porre limiti ai lavoratori frontalieri. Secondo i risultati definitivi, l'iniziativa ha ottenuto il 58% di sì. I no sono stati il 39,7%. Il testo sottoposto agli elettori del cantone svizzero al confine con l'Italia, dove lavorano ogni giorno circa 62mila frontalieri, chiede che sul "mercato del lavoro venga privilegiato, a pari qualifiche professionali, chi vive sul territorio". L'iniziativa è stata promossa dal partito della destra nazionalista Udc, con il sostegno della Lega dei Ticinesi.

"È inammissibile che qualsiasi artigiano, impresario o lavoratore italiano possa ottenere un permesso di lavoro nel Cantone Ticino facendo due clic su Internet, mentre le ditte ticinesi per lavorare in Italia devono riempire chili e chili di scartoffie, per vedersi infine negata la relativa autorizzazione", scrivono Piero Marchesi, presidente dell'Udc Ticino, e Attilio Bignasca, Coordinatore della Lega dei Ticinesi sul blog dell'iniziativa. Il testo in votazione, insomma, chiedeva che "sul mercato del lavoro venga privilegiato, a parità di qualifiche professionali, chi vive sul suo territorio rispetto a chi proviene dall'estero" e che "nessuno Stato estero ostacoli l'accesso di persone fisiche o giuridiche svizzere al suo mercato interno in modo contrario allo spirito dei trattati internazionali conclusi con la Confederazione".

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni affida la sua reazione a Twitter: "Referendum anti-frontalieri non ha per ora effetti pratici. Ma senza libera circolazione delle persone rapporti Svizzera-Ue a rischio".

Alza la voce anche il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni (via Facebook): "A partire da domani, la Regione Lombardia predisporrà le adeguate contromisure per difendere i diritti dei nostri concittadini lavoratori". E ancora: "Canton Ticino ha votato per bloccare l'ingresso a decine di migliaia di lavoratori lombardi (lavoratori, non immigrati clandestini) che ogni giorno attraversano il confine per lavorare (regolarmente) in Svizzera. L'esito del referendum è chiaro: il popolo sovrano si è espresso, viva la democrazia diretta. Accettiamo l'esito del referendum, naturalmente, ma vigileremo perché ciò non si traduca in una lesione dei diritti dei nostri concittadini lombardi o (peggio) nell'introduzione di discriminazioni o violazioni delle norme che tutelano i nostri lavoratori".