Venerdì 26 Aprile 2024

Un fattore di instabilità

La reputazione delle regioni italiane è precipitata con le inchieste giudiziarie del 2012 e da allora, di scandalo in scandalo, non si è più risollevata. Si pensava, perciò, che una stagione si fosse chiusa. La Lega era in crisi, il federalismo impopolare. Così impopolare che per rendere più accattivante il referendum sulla riforma del Senato, lo scorso dicembre Matteo Renzi ha sottoposto agli italiani anche la revisione del Titolo V della Costituzione per correggere i gravi errori commessi dai suoi stessi compagni di partito nel neanche troppo lontano 2001. E invece, colpo di scena, tutto ritorna. Merito, o colpa, del governatore del Veneto, Luca Zaia, il cui attivismo si spiega con la lotta per l’egemonia nella Lega e con la concorrenza ‘sleale’ delle due regioni a statuto speciale confinanti con la sua. Maroni è andato dietro a Zaia, i partiti sono andati dietro a quello che ritenevano fosse un sentimento popolare diffuso, il governo è rimasto alla finestra. Comincerà ora un confronto con Roma che probabilmente in questo scampolo di legislatura non porterà risultati concreti. Ma il trend è ormai avviato. L’Emilia Romagna ritiene di spuntare gli stessi risultati del Veneto senza bisogno di promuovere costose adunanze referendarie e di certo altre regioni si lasceranno trasportare da questa marea montante. C’è solo un problema: riuscirà uno Stato debole a governare simile complessità? I partiti fecero proprie le istanze leghiste e si convertirono al Verbo federalista per ragioni di convenienza politica, ma non è un caso che nella commissione Bicamerale per le riforme guidata da Massimo D’Alema la devoluzione di maggiori poteri alle regioni si accompagnava a una forma di governo semipresidenziale. Delle due gambe su cui avrebbe dovuto camminare il nuovo sistema istituzionale ne è rimasta solo una. Il semipresidenzialismo è infatti restato sulla carta, è tornato il proporzionale e i governi saranno, pertanto, sempre più fragili. Governi deboli di uno Stato debole si confronteranno con regioni forti, o, comunque, convinte d’esser tali. Il tradizionale caos italiano guadagna così un nuovo fattore di instabilità.