Venerdì 26 Aprile 2024

La sconfitta e la finzione

DOPO aver perso nel Paese, Matteo Renzi ha perso nel Palazzo. Dopo la sconfitta sul referendum istituzionale, la sconfitta sulla riforma elettorale. Era la prova d’appello: prova fallita. Renzi si era dato degli obiettivi politici e non li ha colti. Non li ha saputi cogliere? Non poteva coglierli? In fondo non fa alcuna differenza, se li era dati e gli sono sfumati tra le mani. Tuttavia ha agito. Avrebbe potuto fare altre scelte? Altre maggioranze parlamentari su altri sistemi di voto non si potevano ragionevolmente creare. L’intesa con Forza Italia, Lega e Cinquestelle era l’unica via e lo scherzetto di Grillo, l’ultimo di una lunga serie, ha fatto saltare tutto. Matteo Renzi si è esposto a un rischio, l’accordo con il volubile Grillo, e ha perso. Col senno del poi, avrebbe fatto meglio a prendere tempo, a non esasperare il clima politico, a non alimentare le paure dei peones. Se non avesse incaricato i suoi fedelissimi di associarsi al coro «elezioni, elezioni» di M5s e Lega forse lo scenario oggi sarebbe diverso.

E RENZI non sarebbe costretto a inseguire quei potenziali alleati (da Pisapia ad Alfano, passando per Bersani) presi a pesci in faccia nella convinzione di non averne bisogno grazie a una legge elettorale proporzionale con soglia di sbarramento al 5%. Una legge defunta. Il Fiorentino ha probabilmente scontato un eccesso di impazienza, un surplus di avventurismo. Lo ha fatto perché questo è il suo carattere e questo carattere è all’origine delle sue peggiori sconfitte così come, però, di ogni sua passata vittoria. Lo ha fatto perché, soprattutto dopo l’ultima intemerata dell’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano, ha avuto l’impressione che un mondo vasto e trasversale gli stesse tagliando l’erba sotto i piedi. È su questo che punta Silvio Berlusconi, l’altro grande sconfitto della partita sulla legge elettorale. Il leader di Forza Italia si augura che, di fronte alla prospettiva di essere cucinato a fuoco lento per quasi un altro anno di legislatura, Renzi torni a sedersi al tavolo della riforma e chiuda l’accordo disdettato da Grillo. Evidentemente si illude. È costretto a illudersi, dal momento che non ha alternative. Se, come sembra, si andrà a votare con le due leggi elettorali disgraziatamente sentenziate dalla Consulta e (forse) opportunamente omogeneizzate, Berlusconi dovrà sedersi al tavolo con Salvini e la Meloni, non potrà più far leva sul voto utile, perderà, con le preferenze, il potere di selezionare gli eletti. Tutt’altro scenario rispetto a quello che gli si profilava fino a pochi giorni fa. Uno scenario peggiore. Ai due sconfitti, dunque, non resta che fingere: Renzi finge di non aver perso, Berlusconi finge che un accordo sia ancora possibile. Lo scavallamento delle odierne amministrative ricondurrà entrambi alla realtà.