Mercoledì 24 Aprile 2024

Censis: Italia in ripresa, ma il blocco della mobilità sociale crea rancore

Il Rapporto: boom di poveri a 4,7 milioni. L'Istat ribassa il Pil: +0,4% nel terzo trimestre Reddito d'inclusione 2018 al via. Il premier: aiuti ai più deboli

Famiglia, genitori e figli: foto generica (Istock)

Famiglia, genitori e figli: foto generica (Istock)

Roma, 1 dicembre 2017 - La ripresa c'è, ma cresce l'Italia del rancore. È l'analisi del Censis nel Rapporto sulla situazione sociale del Paese. Secondo l'istituto di ricerca, "persistono trascinamenti inerziali da maneggiare con cura: il rimpicciolimento demografico del Paese, la povertà del capitale umano immigrato, la polarizzazione dell'occupazione che penalizza l'ex ceto medio". "Non si è distribuito il dividendo sociale della ripresa economica e il blocco della mobilità sociale crea rancore". Infine, "la paura del declassamento è il nuovo fantasma sociale".

Reddito d'inclusione 2018 al via. Il premier: aiuti ai più deboli

L'87,3% degli italiani appartenenti al ceto popolare pensa che sia difficile salire nella scala sociale, così come l'83,5% del ceto medio e anche il 71,4% del ceto benestante. Pensano che al contrario sia facile scivolare in basso il 71,5% del ceto popolare, il 65,4% del ceto medio, il 62,1% dei più abbienti. L'87,3% dei Millenianials pensa che sia molto difficile l'ascesa sociale e il 69,3% che al contrario sia molto facile il capitombolo in basso. Allora, osserva il Censis, si rimarcano le distanze dagli altri: il 66,2% dei genitori italiani si dice contrario all'eventualità che la propria figlia sposi una persona di religione islamica, il 48,1% che si unisca a una persona più anziana di vent'anni, il 42,4% a una dello stesso sesso, il 41,4% a un immigrato, il 27,2% a un asiatico, il 26,8% a una persona che ha già figli, il 26% a qualcuno con un livello di istruzione inferiore, il 25,6% a una persona di origine africana, il 14,1% a una con una condizione economica più bassa. E l'immigrazione evoca sentimenti negativi nel 59% degli italiani, con valori più alti quando si scende nella scala sociale: il 72% tra le casalinghe, il 71% tra i disoccupati, il 63% tra gli operai.

BOOM DI POVERI - Secondo il 51esimo Rapporto del Censis, inoltre, le persone che in Italia vivono in condizioni di povertà assoluta sono 4,7 milioni, il 165% in più del 2007, con un vero boom tra i minori, le famiglie con più figli, gli stranieri. Secondo il Rapporto, sono oltre 1,6 milioni le famiglie che nel 2016 sono in condizioni di povertà assoluta, il 96,7% rispetto al periodo pre-crisi. L'incremento maggiore si registra al Centro (+126%) e al Sud (+100%). Sono in povertà assoluta il 23,2% delle persone in cerca di lavoro, il 12,5% dei minori (+2,6% negli ultimi tre anni), il 10% dei millennial (+1,3%), al 7,3% tra i baby boomer e al 3,8% tra gli anziani, dove invece si registra un calo dell'1,3%.

E' in povertà assoluta il 26,8% delle famiglie con tre o più figli minori e il 25,7% delle famiglie straniere. Il Censis sottolinea poi "l'emergenza permanente" delle persone non autosufficienti: 3,3 milioni di persone (8% della popolazione), che nell'80,8% dei casi hanno più di 65 anni. "Alla luce degli attuali trend - si legge nel Rapporto - si stima che nel 2031 le persone non autosufficienti saranno 4,6 milioni e l'area più a rischio è il Sud, con un incremento previsto del 10,5%". Ancora insufficiente la rete dell'assistenza domiciliare e la residenzialità, né prospettive sembrano avere i robot, visto che il 73% degli over 75 anni è assolutamente contrario. 

PIL - L'Istat rivede invece al ribasso le stime del Pil. Nel terzo trimestre del 2017 il Pil è aumentato dello 0,4% sul trimestre precedente e dell'1,7% su base annua, mentre le stime di metà novembre davano la crescita congiunturale allo 0,5% e quella tendenziale all'1,8%. La correzione è stata quindi di 0,1 punti percentuali. Dall'Istituto sottolineano come comunque il "quadro resti positivo". La lieve accelerazione sul trimestre precedente è infatti confermata (da +0,3% a +0,4%). Si tratta di dati aggiustati per effetti di calendario e destagionalizzati.

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