Mercoledì 24 Aprile 2024

DI CENTA E LODE ALL'ULTIMO ESAME

Leo Turrini E' DIFFICILE che i mondiali di sci nordico, inaugurati ieri in Svezia, possano regalare emozioni straordinarie allo sport azzurro. Alla Olimpiade di Sochi non toccammo palla, a conferma di una crisi di vocazione che precede e amplifica il disagio tecnico. Adesso qualche speranza poggia sul coraggio di Federico Pellegrino, elegante artista nelle brevissime volate delle competizioni sprint: ma sarebbe esagerato pretendere miracoli. IN GENERALE, sulla neve da fatica sono lontani i ricordi di una epopea che ha avuto in Giorgio Di Centa uno dei simboli più prestigiosi. Ho memoria del suo sigillo fantastico su Torino 2006, la bella Olimpiade italiana: il fratello della più celebre Manuela conquistò la 50 chilometri a conclusione di un epilogo affollato e mozzafiato. La 50 chilometri sta allo sci nordico come la maratona sta alla leggenda: è la prova più affascinante, quella che decreta la grandezza autentica dei protagonisti. Forse non è un caso che Giorgio Di Centa, oggi quarantaduenne, veterano infiacchito dall'età e dagli acciacchi ma mai domo, abbia scelto questo mondiale, sulle piste di Falun, per congedarsi dalla grande ribalta. Disputerà soltanto l'ultima gara, appunto quella che rimanda al capolavoro di Torino 2006. Lì, sull'anello di Pragelato, andò di fatto in archivio una intera generazione, perché dopo la poesia dei trionfi si è trasformata nella prosa dei piazzamenti. Non siamo stati capaci, come paese, di difendere un patrimonio. E le prospettive non sono entusiasmanti: praticare lo sci nordico al massimo livello non assicura guadagni cospicui, gli sponsor latitano, insomma la solita solfa. IN TUTTO questo, il carabiniere Di Centa merita ben più di un grazie (tra parentesi: anche per aver rifiutato, a suo tempo, di andare a mettersi in mutande sulla televisiva Isola dei Famosi). Quando si mise al collo l'oro della 50 chilometri, in sala stampa gli arrivò una telefonata di Giacinto Facchetti, allora presidente dell'Inter: e fu bello assistere a quel dialogo sincero tra personaggi che, in ere differenti, hanno saputo interpretare lo sport nel modo migliore, riempiendo di orgoglio tanti connazionali. Di Centa ha preparato l'ultima avventura (con una coda: dopo il mondiale, si presenterà ai nastri di partenza della mitica Vasaloppet, la classicissima svedese lunga novanta chilometri) tra il Trentino e la Carnia. L'obiettivo ragionevole è l'ingresso tra i migliori dieci della competizione iridata: sarebbe già un successo. Dopo, ci saranno le mansioni di brigadiere dell'Arma dei Carabinieri. E tante imprese da raccontare a ragazzini che magari, un giorno, scopriranno la voglia di imitarlo.