Mercoledì 24 Aprile 2024

Violentata, non riceve indennizzo. "Io, abbandonata dallo Stato"

Il tribunale di Torino ha negato alla vittima la possibilità di rivalersi sullo Stato perché non ha dimostrato che lo stupratore era indigente. La direttiva europea

Violenza sulle donne, foto generica

Violenza sulle donne, foto generica

Torino, 18 maggio 2017 - E' l'incubo di molte: rientrare a casa quando fa buio ed essere aggredite nei garage. E' successo anche a Roberta, che nell'ottobre 2011: mentre rientrava dal lavoro è stata rapinata e violentata sotto casa. Ma questa ennesima vittima di violenza non avrà alcun risarcimento da parte dello Stato.  La motivazione? Non ha dimostrato che il suo violentatore era indigente.  "Ho lavorato tanto su me stessa, per non essere schiacciata da questa tragedia, ora mi sento abbandonata dal mio Stato...", dice ora Roberta. E il suo legale Stefano Commodo, che insieme al collega Gaetano Catalano ha seguito il caso,  aggiunge: "Il Tribunale torinese ha applicato un'interpretazione restrittiva della sfera dei diritti. E per la vittima è diventato impossibile avere un indennizzo o un risarcimento". "È difficile che lo Stato italiano chieda il rispetto della legge - sottolinea amaramente l'avvocato - se per primo si sottrae al rispetto dei diritti dei cittadini".

LA SENTENZA - Ma ecco come è andata. Il tribunale di Torino ha  respinto il ricorso dei legali della donna negandole la possibilità di rivalersi sullo Stato per la violenza subita come previsto dalla direttiva europea che impone agli Stati membri di garantire un adeguato ristoro alle vittime di reati violenti.  Per i giudici subalpini, la donna non avrebbe dimostrato che il colpevole non era in grado di pagare di tasca propria. La vicenda - riportata dalla Stampa - ruota attorno alla direttiva della Comunità europea per la quale, nell'ottobre scorso, l'Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia europea perché inadempiente nella sua applicazione. 

La norma prevede che le vittime di reati violenti debbano essere risarcite dallo Stato perché in molti casi non possono ottenere risarcimento dall'autore del reato, spesso non identificato o non abbiente. È il caso, appunto, di Roberta, il cui stupratore è stato condannato a 8 anni e due mesi di carcere. Una decisione, quella dei giudici di Torino, opposta rispetto a un'altra recente della Corte d'Appello civile di Milano, che ha invece condannato lo Stato a risarcire due donne, madre e figlia, vittime di rapina e stupro.