Venerdì 26 Aprile 2024

Acido in faccia a Lucia Annibali, Varani chiede già i domiciliari: "Merito di stare con mia figlia"

Fine pena 2033. Ma l'avvocato pesarese che ideò l'orribile sfregio all'ex fiamma e incaricò due albanesi di eseguirlo, ora ha voglia di famiglia. Il difensore di Lucia si oppone: beneficio da non concedere, il soggetto resta pericoloso di ROBERTO DAMIANI

 Luca Varani al processo d'appello (LAPRESSE)

Luca Varani al processo d'appello (LAPRESSE)

Pesaro, 18 luglio 2015 - È in carcere da due anni per tentato omicidio, lesioni e stalking. Dovrebbe uscire nel 2033. Ma Luca Varani, 38 anni, pesarese, ex avvocato, spera negli arresti domiciliari per motivi di famiglia. I suoi avvocati difensori hanno presentato istanza alla Corte d’Appello di Ancona di concedere la reclusione domiciliare a Varani, riconosciuto in due gradi di giudizio quale mandante dell’agguato con l’acido a Lucia Annibali. I legali (avvocati Francesco Maisano e Roberto Brunelli) hanno motivato la loro richiesta per due ragioni: non c’è pericolo di reiterazione del reato visto che Lucia è ormai uscita dalla sua sfera di interesse e inoltre Luca Varani intende stare accanto a sua figlia di appena due anni (è nata dopo la sua carcerazione), ora costretto a vederla solo nel parlatorio del carcere. 

Una richiesta che i legali ritengono meritevole di accoglimento perché Luca Varani «ha mantenuto in tutti questi mesi (è in carcere dal 16 aprile 2013 ndr) un comportamento rispettoso e ligio alle regole». Di fronte a questa istanza, la parte civile (ossia Lucia Annibali) ha diritto di proporre opposizione. Ed è quello che ha fatto attraverso il proprio legale, l’avvocato Francesco Coli, che ha contrastato l’ipotesi di una scarcerazione di Varani ricordando alla Corte d’Appello che il 38enne pesarese si trova in carcere «non solo per il pericolo di reiterazione del reato ma anche per il pericolo di fuga avendo la sorella residente a Miami e per il pericolo di inquinamento probatorio avendo dimostrato in questi mesi una volontà precisa di alterare le carte processuali con la promessa di denaro a compagni di cella occasionali (poi diventati suoi accusatori) pur di contattare persone o complici che potessero fornire prove artefatte a suo favore». 

Nella opposizione all’istanza dei difensori di Varani, l’avvocato Coli non tralascia di ricordare il particolare che Varani «non ha mai dimostrato pentimento di quanto accaduto cercando al contrario di attirare su di sé l’attenzione per gesti eclatanti come un tentativo di suicidio» avvenuto nel carcere di Teramo che l’avvocato Coli considera sulla base delle indagini interne della direzione del carcere, «una messinscena». Ed inoltre, Luca Varani non meriterebbe sconti nemmeno per il pericolo di reiterazione del reato perché «l’informativa giunta ai carabinieri prima dell’agguato parlava della volontà di un avvocato di far sfregiare una serie di donne in modo da far pensare alla presenza di un attentatore seriale per depistare». Per l’avvocato Coli, «chi ci dice che quel piano è abbandonato?» Per l’avvocato difensore Roberto Brunelli «Varani cerca solo di riprendersi la vita accanto a sua figlia e alla sua compagna».