Mercoledì 24 Aprile 2024

Salute e digitale, c'è posto ragazzi. Ecco i lavori su cui puntare

Lo studio: nel 2020 l'Italia avrà bisogno di quasi 800mila laureati

Studenti dell'Università di Bologna (Ansa)

Studenti dell'Università di Bologna (Ansa)

Roma, 26 febbraio 2017 - Roma più green, white e digital jobs. E meno mestieri e profili professionali legati al vecchio secolo. In pratica, meno operai e impiegati con mansioni ripetitive e più tecnologiche, ingegneri, medici, super-esperti di vendita e marketing, di web e di big data. Ma anche manager della terza età e assistenti specializzati in servizi alla persona, dedicati alla cura di anziani e disabili. E, ancora, formatori aziendali, insegnanti di italiano per stranieri, ricercatori e "tute blu del terzo millennio" capaci di interfacciarsi, via joystick, con i robot della "manifattura 4.0" o di guidare a distanza droni e auto senza pilota.

A indicare, concordemente, quelli che sono e saranno i profili più richiesti dal mercato del lavoro attuale e prossimo venturo e, dunque, le professioni sulle quali puntare, sono diverse ricerche degli ultimi mesi. L’indagine di Unioncamere "Previsione dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2016-2020)" indica innanzitutto che oltre 2,5 milioni di persone entro il 2020 troveranno un lavoro, dipendente o autonomo, in Italia. Si prevedono nuovi ingressi per 787mila laureati (il 31% del totale) e 837mila diplomati (33%). A considerare i settori, emerge che nelle prime posizioni della classifica si trovano la sanità-assistenza e i servizi avanzati alle imprese. Seguono l’istruzione, i servizi operativi, le costruzioni, i trasporti e il turismo.

Per la sfida di "Industry 4.0", ovvero la totale automazione e interconnessione delle produzioni, una ricerca di Assolombarda e Università Milano-Bicocca indica che le figure professionali rilevanti sono riconducibili a tre filoni: professioni inerenti il trattamento e l’analisi delle informazioni (big data, business intelligence); professioni attinenti alla progettazione di applicazioni associate ai nuovi media e ai social network; professioni legate all’automazione dei processi produttivi e logistici. Secondo un report di Italia Lavoro, ancora, gli addetti ai white jobs passeranno entro il 2020 dagli attuali 2,5 milioni a 3,1.

Spiega, allora, Emmanuele Massagli, presidente di Adapt, il centro studi fondato da Marco Biagi: "Scompariranno mansioni impiegatizie come lo sportellista bancario, il contabile, l’amministrativo generico, la segretaria, il correttore di bozze, ma anche attività manuali come l’operaio generico (quantomeno nei Paesi occidentali), il piccolo artigiano che non lavora sulla qualità, la cassiera, il manutentore". D’altro canto, aggiunge, "stanno già nascendo nuovi mestieri come il nanomedico, l’agricoltore 4.0 (capace di governare produzioni agricole automatizzate), il genetista, il consulente per l’invecchiamento attivo, l’esperto di cambiamenti climatici, il personal brander, l’assistente sociale in ambito digitale, l’analista di big data".

Per non parlare dei lavoratori coinvolti nelle attività di cura e assistenza alla persona: badantato e babysitting professionale, infermieri specializzati nella cura degli anziani, maggiordomi aziendali, nuovi servizi di pulizia ed igiene, addetti alla raccolta differenziata dei rifiuti. Stiamo, insomma, assistendo ad una vera e propria "skills revolution", sintetizza Stefano Scabbio, presidente di Assolavoro: "Alcuni studi prevedono che, entro il 2030, il 65% degli studenti che oggi frequentano la scuola primaria verosimilmente faranno un lavoro che oggi non esiste. Ricordiamoci – aggiunge - che la generazione dei Millennials e quella della cosiddetta Generazione Z costituiranno circa i 2/3 della forza lavoro nel 2030".