Mercoledì 24 Aprile 2024

Io, sepolto dalle carte

OTTO chili e otto etti. Pesano così le tre sporte piene di documenti per la ricostruzione della mia casa, che ho accumulato in quattro anni e passa dal terremoto: ordinanze, perizie, computi metrici, capitolati, preventivi, fatture, bonifici... E qualche altro foglio non l’ho neppure stampato. Quella notte orribile del 20 maggio 2012, quando la Bassa modenese ha tremato per una scarica di secondi che è sembrata infinita, siamo fuggiti col cuore in gola dalla nostra casa in centro a Finale Emilia, a pochi metri dalla (ahinoi) celebre torre dell’orologio spezzato, e ancora non siamo riusciti a rientrarvi: nel frattempo ho fatto collezione di ogni tipo di scartoffia, affrontando una burocrazia quasi asfissiante.

LA CASA (fine ‘800) non è crollata, ma ha riportato danni seri: è stata collocata in categoria E, la più grave nelle classificazioni post sisma. Solo per definire la pratica è servito più di un anno: perché nel frattempo le ordinanze cambiavano in continuazione. Quando finalmente i tecnici sono riusciti a redigere il progetto e a compilare il famoso Mude, il modulo per la richiesta del finanziamento, credevamo di essere a dama e invece era solo un nuovo inizio: una volta l’incartamento è stato rispedito al mittente per chiarimenti (altri 90 giorni...), un’altra volta si è come ‘smarrito’ in Regione a Bologna, poi è tornato a Finale e – dulcis in fundo – anche la commissione architettonica ha dovuto dire la sua per un finestrino. Così, di mese in mese, siamo arrivati a febbraio dell’anno scorso, e i lavori sono iniziati a marzo: quasi tre anni dal sisma. Per capire il meccanismo dei risarcimenti, ho dovuto studiare come all’università. Se la pratica viene approvata, infatti, al proprietario della casa non arrivano soldi, ma un credito d’imposta che va ceduto a una banca che a sua volta si fa carico di trasformarlo in denaro per pagare le imprese: la ditta manda la fattura agli enti pubblici, i Comuni devono controllare poi, se tutto va bene, la banca riceve l’ok, fa arrivare la cifra dalla Cassa Depositi e prestiti e salda il conto. Tutto trasparente, d’accordo: semplice, mica tanto. Comunque, vediamo ormai il traguardo. Ma, come nelle maratone, l’ultimo miglio è il più faticoso e può riservare sorprese: basta poco per battere il record di dieci chili di carte.