Venerdì 26 Aprile 2024

La prescrizione salva lo stupratore. Ira del ministro: "Ribolle il sangue"

Choc a Torino, il processo dura 20 anni. Orlando manda gli ispettori

Tribunale

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Torino, 22 febbraio 2017 - «È UN FATTO che fa ribollire il sangue. Questa volta ho mandato gli ispettori con particolare vigore, voglio capire che cosa è successo», ha tuonato ieri sera il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Un processo per stupro lungo venti anni cade in prescrizione e il giudice della Corte d’Appello – una donna – sente il bisogno di chiedere scusa agli italiani: «Questa è un’ingiustizia per tutti». Paola Dezani depone come una pietra tombale la sentenza più difficile della sua carriera. E fuori protocollo il presidente Arturo Soprano aggiunge: «La vittima è stata violentata due volte: la prima dal suo orco, la seconda dal sistema».

LA VITTIMA, che all’epoca dei fatti era una bambina e adesso ha 27 anni, in aula non vuole mettere piede, impegnata com’è nel delicato processo di rimozione del ricordo: «Grazie no, voglio solo dimenticare». Ma è lì, in quello che il procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo chiama il collo di bottiglia dell’Appello, che finisce spiaggiata l’accusa nei confronti dell’uomo che abusò di lei, la figlia della donna con cui conviveva. La bimba di 7 anni, che la madre affidava al compagno quando andava a lavorare, era stata trovata per strada in stato confusionale e portata in ospedale, dove i medici avevano riscontrato violenze ripetute, traumi da abusi e infezioni sessualmente trasmesse.   NEL 2007 dal Tribunale di Alessandria arrivò la condanna in primo grado a 12 anni di carcere, seguita dalla frenata inesorabile che ha portato alla prescrizione. Giustizia ritardata è giustizia negata, scriveva Montesquieu. E il ministro Andrea Orlando incarica gli ispettori di accertare in che modo le cose siano andate piano fino a questo punto. Il processo per maltrattamenti e violenza sessuale inizia nel 1997, poi in dieci anni si impiglia chissà come, chissà dove. E altri nove anni passano prima che sia fissato il secondo grado a Torino. Cronici arretrati. Nel 2016 il presidente Soprano, preoccupato dall’ingorgo, cambia l’assegnazione dei fascicoli, alleggerisce la seconda sezione d’Appello di un migliaio di processi e li ridistribuisce su altre tre sezioni. Ma è tardi.  Due decenni sono un oceano non più navigabile: l’udienza finalmente si svolge e il violentatore è prosciolto. L’avvocato generale Giorgio Vitari è il primo a esprimere lo sdegno e il rammarico della procura generale per una storia indigesta dentro e fuori dai tribunali: «Dobbiamo delle scuse al popolo italiano, a tutti i cittadini. È una clamorosa ingiustizia per la vittima e per tutta la società. Episodi del genere non sono purtroppo insoliti. Ma stavolta la gravità dei fatti colpisce anche che ha imparato a gestire lo scoramento». Il tempo passa, il tempo vince. Il pg Francesco Saluzzo ammette costernato che l’unica soluzione sarebbe una riforma radicale da parte del legislatore, perché tanti piccoli aggiustamenti non bastano più.   LO SCORSO 2 dicembre, sempre a Torino, è stato discusso un caso di molestie sessuali ai danni di una bimba di 12 anni che risaliva al 2008. La parte lesa, ormai ventenne, ha rifiutato di prendere parte all’udienza dopo essere stata contattata da un avvocato. Il suo legale precedente, fra il primo grado e l’appello, aveva lasciato la professione. I giudici confermarono i sedici mesi di carcere per l’imputato, un cugino della giovane, il quale però aveva già interamente scontato la pena durante le indagini preliminari.