Mercoledì 24 Aprile 2024

Scorie radioattive in tutta Italia. "Rischio incidente nucleare"

Boschi scrive al Qn: da anni aspettiamo un deposito unico per i rifiuti

Rifiuti nucleari in Italia, la mappa dei depositi

Rifiuti nucleari in Italia, la mappa dei depositi

Roma, 21 febbraio 2017 - NON TROVA soluzione il problema della sistemazione dei nostri rifiuti nucleari in un deposito unico nazionale. Da decenni si trovano in depositi provvisori in varie località del Paese, in condizioni non sempre di massima sicurezza. Se ne parla inutilmente dalla fine degli anni Ottanta. Ed è ormai evidente che il governo una soluzione non solo non la cerca, ma proprio non la vuole. Lo dimostra il ministero dell’Ambiente che, nel suo sito internet, dichiara che la procedura che deve portare alla pubblicazione della carta delle aree adatte a ospitare il deposito nazionale – la carta che porta il curioso acronimo Cnapi – è in attesa del Rapporto ambientale. Ma il Rapporto è stato consegnato dalla Sogin cinque mesi fa!

È DIFFICILE raccapezzarsi in questa vicenda: le cose esulano dal comune buonsenso. Perché il ministero dello Sviluppo economico e il ministero dell’Ambiente affermano di non avere già disponibile il Rapporto ambientale? Semplice: se lo ammettessero dovrebbero dare inizio all’ultima fase della Valutazione ambientale. Scatterebbero allora i 180 giorni al termine dei quali dovrebbe essere pubblicata la carta indicante tutte le aree dove potrebbe sorgere il deposito.

I cittadini e i sindaci di quelle aree valuterebbero i pro e i contro dell’avere il deposito nel loro territorio ed esprimerebbero una scelta. Invece il potere politico fa di tutto per procrastinare all’infinito la pubblicazione della Cnapi, attaccandosi a questioni formali. Così il Paese non manderà mai alla Ue il Programma nazionale di gestione dei rifiuti radioattivi, con le gravi conseguenze che ne derivano, oltre alla solita pessima figura di italiani inconcludenti.

RESTA in tutta la sua gravità il problema di pericolosissimi rifiuti radioattivi sistemati in depositi «temporanei». È necessaria una disgrazia affinché la questione sia presa in considerazione da coloro che ne hanno la responsabilità? Ricordiamo che nel 2015 su tutti i media assistemmo a una costosissima campagna di comunicazione che avrebbe dovuto educare l’opinione pubblica all’idea di un deposito.

Rivista alla luce di quanto sta succedendo oggi sembra di assistere ad uno spettacolo comico. L’anno scorso per un frangente era sorta la speranza che tutto andasse a buon fine. In luglio i vertici della Sogin furono completamente rinnovati e rapidamente conclusero i compiti di loro pertinenza. Si rinnovò pure l’orientamento governativo sulla procedura: la Cnapi sarebbe diventata il punto di arrivo della valutazione strategica ambientale e finalmente pubblicata.

UN MODUS operandi razionale e condivisibile. In realtà divenne l’ennesimo escamotage per rimandare. Infatti, una procedura così complessa richiede tempi di attuazione di almeno sei mesi, a cui si devono aggiungere le lungaggini causate da emendamenti, revisioni, riscontri, ecc. in un bailamme che vede coinvolti, il ministero per l’Ambiente, quello dello Sviluppo economico e il ministero dei Beni culturali.

UNA PLETORA di divisioni e un esercito di funzionari. La condizione perfetta per rimpalli, rinvii, sospensioni. Senza alcun regista del processo con l’onere di coordinare, l’impegno di incalzare, l’obbligo di sanzionare le inadempienze, visto che neppure l’autorità competente, l’Isin, è operativa. Ci sono tutti gli ingredienti per continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto e spendere i soldi dei contribuenti nel rinnovare, ingrandire e aggiungere depositi che, invece dovrebbero sparire tra otto anni. Per screditare l’Italia già incappata circa un anno fa in una procedura d’infrazione per i ritardi accumulati nella gestione delle scorie radioattive. Chi guadagna con questa strategia del rimando? Sicuramente ci perdiamo noi.

L’ESECUTIVO in carica preferisce lasciare il grattacapo al suo successore. Con quali risultati? Che quando la scadenza sarà troppo ravvicinata e i convogli carichi delle barre del combustibile spedito all’estero per essere ricondizionato saranno alle frontiere, toccherà prendere decisioni d’urgenza. E si sa, nell’urgenza, tutto vale. Anche l’imposizione dall’alto, invece di una concertazione con la popolazione come si è promesso da due anni.