Giovedì 25 Aprile 2024

In carcere per un'intercettazione fraintesa, assolto e libero dopo 20 anni

Angelo Massaro, 51enne di Taranto, venne accusato di omicidio e condannato a 24 anni di reclusione. "Ora chi ha sbagliato paghi"

Angelo Massaro all'uscita dal carcere (Ansa)

Angelo Massaro all'uscita dal carcere (Ansa)

Taranto, 23 febbraio 2017 - Venti anni di carcere con l'accusa di omicidio, la condanna definitiva a 24 anni di reclusione, la revisione del processo, con la Corte di Cassazione che invia gli atti alla Corte d'appello di Catanzaro, perché quella di Potenza, competente sui ricorsi relativi a Taranto, aveva respinto l'istanza di remissione, infine l'assoluzione per non aver commesso il fatto da parte degli stessi giudici di Catanzaro. E' la storia di Angelo Massaro, 51enne di Fragagnano (Taranto), assolto dall'accusa di aver ucciso Lorenzo Fersurella (morto il 22 ottobre del 1995). L'uomo fu condannato a 24 anni di reclusione (diventati 30 per cumulo di pena comprensivo di una condanna a 11 anni per associazione finalizzata allo spaccio di droga) sulla base di una intercettazione telefonica e di una dichiarazione di un collaboratore di giustizia che sostenne di aver saputo da altre persone del coinvolgimento del Massaro nel delitto. In particolare sarebbe stata fraintesa una intercettazione nel corso della quale in dialetto l'uomo avrebbe in qualche modo fatto riferimento all'omicidio. Nel processo, invece, è stato provato che Massaro si trovava in una località diversa da quella dalla quale scomparve Fersurella (Manduria e non Fragagnano), portando a sostegno della tesi dell'innocenza di Massaro anche testimonianze e intercettazioni relative ad un altro procedimento giudiziario. Massaro è tornato in libertà e ora il suo avvocato, Salvatore Maggio, valuterà la possibilità di ricorrere con un risarcimento danni al ministero di Grazia e Giustizia per ingiusta detenzione.

Massaro è tornato in libertà ieri, ma non ha raggiunto subito la sua famiglia nel paese di origine. "Si sente un pò spaesato. Non è facile - ha riferito l'avvocato Maggio - vedere dopo 21 anni sempre in una cella le macchine, il bar, la strada. Il mondo è cambiato. Gli gira la testa, ha paura. Faceva i colloqui con i famigliari ogni 15 giorni. I suoi figli ora sono maggiorenni. Quando fu arrestato il secondogenito aveva appena 45 giorni".

"Niente potrà bilanciare le sofferenze di questi vent'anni"

"Sono felice, ma nulla potrà bilanciare le sofferenze che ho patito in questi vent'anni", ha detto Massaro all'uscita del carcere, secondo quanto riferito dagli avvocati Maggio e Salvatore Staiano. "Adesso voglio giustizia. Se qualcuno ha sbagliato voglio che paghi", ha aggiunto il 51enne. "Lotterò perché ciò che è successo a me non capiti a nessun altro". Massaro, negli anni di detenzione, si è diplomato e si è anche iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Catanzaro sostenendo 5 esami nell'ultimo anno grazie ad alcuni permessi premio per buona condotta. Lezioni che gli sono servite dal momento che l'istanza di revisione del processo che ha portato poi alla sua assoluzione è stata curata anche da lui. 

Massaro, in una lettera inviata al blog 'Urladalsilenzio' fornì, tempo addietro, la sua versione dei fatti. "Non fui affatto sorpreso - scriveva - ad appiccicare alcun incendio all'automobile del mio amico, né tantomeno i familiari videro me sul posto al momento del ritrovamento dell'auto, avvenuta tre giorni dopo la scomparsa, ma dei motociclisti col casco. Uno dei familiari, con problemi di vista, riferì in aula - aggiungeva Massaro - di avere visto a duecento metri di distanza due motociclisti, dicendo : 'mi pareva era lui come si componeva'; l'altro familiare smentì tale versione. La sentenza, escludendo tale episodio riporta: non v'è dubbio che il significato indiziario delle suddette circostanze non sia né grave né univoco nei riguardi dell'imputato, perché la postura sulla moto non è elemento individuante e più persone possono avere la medesima postura".