Giovedì 2 Maggio 2024

Nomine, Raggi verso il processo. Ma lei: "Vado avanti lo stesso"

Indagini chiuse, le accuse: falso e abuso d’ufficio. Salvini: non si dimetta Ius soli e alleanze, Movimento diviso. Anche gli amici vip mollano Grillo

Virginia Raggi scende le scale del Campidoglio (Olycom)

Virginia Raggi scende le scale del Campidoglio (Olycom)

Roma, 21 giugno 2017 - DOPO un anno e un giorno dall’insediamento come prima donna sindaco di Roma, Virginia Raggi si ritrova a un passo da un processo penale per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico in merito all’inchiesta sul cosiddetto ‘pacchetto nomine’ di giunta. La Procura di Roma ha infatti chiuso l’inchiesta sul Campidoglio, e notificherà il provvedimento alla Raggi, che ora ha 30 giorni di tempo per tentare una nuova linea difensiva. Al momento, comunque, la sindaca non intende lasciare: «Se alla luce del codice etico del Movimento 5 Stelle esiste una sola possibilità che la storia di questo ipotetico rinvio a giudizio anticipi la fine della guida di Roma? No – ha chiarito in serata -. Il resto sono illazioni». 

Ius soli e alleanze, Movimento diviso. Anche gli amici vip mollano Grillo

Intanto, a venirle incontro è stato Matteo Salvini. Il leader della Lega, ancora una volta, ha mostrato perfetta aderenza a quanto già preconizzato dai vertici stellati sulla Raggi: niente dimissioni fino alla condanna. «Si è colpevoli se condannati – ha commentato il leader del Carroccio –, non col rinvio a giudizio. Politicamente la condanno, perché i romani che sento mi dicono che speravano in qualcosa di meglio». Grillo e Salvini, dunque, uniti anche sul giudizio e il futuro della Raggi. Una sindaca che ora dovrà far fronte all’accusa di falso che riguarda la nomina di Renato Marra – fratello dell’ex capo del personale Raffaele, ora a processo per corruzione – a responsabile del Turismo, mentre quella di abuso d’ufficio s’incardina nella promozione di Salvatore Romeo a capo della sua segreteria. 

LA PROCURA ha invece chiesto di archiviare la posizione della sindaca dall’accusa di abuso d’ufficio in relazione alla nomina di Carla Raineri a capo di Gabinetto, incarico da cui si è dimessa un mese dopo la stessa nomina. I magistrati, pur ritenendo quella scelta non legittima e non in linea con alcuni pronunciamenti dalla Corte dei conti, hanno valutato insussistente il dolo intenzionale. Nel merito, il reato di falso contestato alla Raggi si sostanzia in una nota scritta dalla Raggi in cui affermava, contrariamente al vero, che il ruolo di Raffaele Marra (all’epoca capo del personale), era stato di «mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da lei assunte – sulla nomina del fratello Renato – senza alcuna partecipazione». «Archiviata», invece, la questione relativa alle polizze vita di Romeo, di cui era beneficiaria la Raggi: non c’è nessun reato, anche se i pm spiegano la nomina di Romeo a capo della segreteria politica della sindaca col rapporto di amicizia che «legava i due oltre la militanza politica».

LA PROBABILE richiesta di rinvio a giudizio è attesa dalla Raggi. Il suo entourage stellato (Fraccaro e Bonafede, entrambi deputati M5s e avvocati) ha lavorato col pool di legali della sindaca per impostare la difesa. Ma anche ai livelli politici più alti dei 5 stelle (Grillo e Casaleggio) è già decisa la linea dell’alzata di scudi. Per la sindaca comincia ora una sorta di ‘conto alla rovescia’: una condanna di primo grado la costringerebbe a dimettersi in virtù delle regole del M5s. «Ovviamente andiamo avanti tutti – ha commentato il vicesindaco Luca Bergamo – la sindaca va avanti, ci sarà una valutazione da fare, ma siamo tutti molto tranquilli». Era stato il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, a segnalare il conflitto d’interessi per la nomina di Marra, ma Raggi aveva negato questa ipotesi dichiarando di aver deciso in piena autonomia e dunque senza coinvolgere Raffaele, che peraltro era uno dei suoi collaboratori più stretti. Una versione smentita però dalle conversazioni via chat ritrovate proprio sul telefono cellulare di Raffaele Marra. Nel messaggio Raggi protestava con Marra: «Raffaele, questa cosa dello stipendio mi mette in difficoltà, me lo dovevi dire». La notizia dell’aumento degli emolumenti era infatti apparsa quello stesso giorno sui giornali e l’ammissione della sindaca di non averne saputo nulla dimostra – secondo l’accusa – che la decisione sarebbe stata presa proprio da Marra. Circostanza che il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco dall’Olio utilizzeranno davanti al gip per ottenere il processo.