Venerdì 19 Aprile 2024

Ius soli e alleanze, Movimento diviso. Anche gli amici vip mollano Grillo

Cantanti e attori, prima entusiasti, ora dicono: "Beppe stai sbagliando"

Fiorella Mannoia (foto Barbaglia)

Fiorella Mannoia (foto Barbaglia)

Roma, 21 giugno 2017 - Che fine hanno fatto Sabrina Ferilli, Antonello Venditti, Claudio Santamaria, Adriano Celentano e Jacopo Fo, solo per dirne alcuni, che avevano salutato – solo un anno fa e con grande enfasi – la nomina di Virginia Raggi a sindaco di Roma? Spariti. Persino il segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, che alla vigilia del voto l’aveva benedetta, dicendo «le auguro ogni successo e di diventare quel che vuole diventare», ora ha fatto calare il silenzio nei rapporti diretti con il Campidoglio. Un silenzio che dice tanto. È questo, nella concretezza dei volti e dei personaggi che dall’inizio avevano mostrato simpatia e sostegno per il Movimento e per «Virginia», che si traduce «l’effetto Raggi», il boomerang mediatico che si è riverberato alla perfezione nelle urne del primo turno delle amministrative, dove i 5 stelle sono praticamente spariti dai radar. Proprio sulle elezioni comunali il giorno dopo il voto, sul blog di Grillo non si contavano le richieste di aprire una riflessione sulle ragioni della sconfitta. Domenica, in ogni caso, forse ci sarà un secondo round nel Lazio, dove i comuni di Giudonia e Ardea con M5S al ballottaggio potrebbero «risentire» delle ultime notizie giudiziarie che riguardano la sindaca capitolina. E il suo «disastro Capitale».

E SE l’effetto Raggi scontenta molti vip, le due anime dem M5S, quella degli ortodossi e quella governativa che sostiene Di Maio, continuano a dividersi su ogni fronte: dal caso Consip, alla legge elettorale, passando per lo Ius soli. Il Movimento mostra dunque cedimenti che costano consensi elettorali, maldipancia della base ma anche appoggi mediatici. Fiorella Mannoia, per dire, non ha mai nascosto la sua fede nella causa grillina. Eppure anche lei, ieri, a preso le distanze in modo netto su come i 5 stelle stanno gestendo la questione, spinosa, dello «Ius soli». «Penso che sulla pelle di questi disgraziati – sottolinea la cantante – si stia giocando la campagna elettorale. Questo non è uno ius soli. È un surrogato. Meglio di niente? Sì, meglio di niente». «Essendo una legge sui diritti andava votata anche così – proseguiva la Mannoia – e i 5S avrebbero dovuto votarla, perchè ci sono battaglie civili che non si possono ignorare, anche solo simbolicamente vanno appoggiate. Dico anche che francamente sono stufa di tutte queste astensioni dei 5 Stelle, anche questo fare il pesce in barile è campagna elettorale, per paura di scontentare qualcuno dei loro elettori, hanno finito per scontentare tutti». Fiorella Mannoia, dunque. Ma prima di lei c’era stato uno dello spessore di Adriano Celentano a pregare l’amico Beppe di andare avanti pur di scongiurare le larghe intese al governo. Anche lui, deluso dai litigi dei grillini, un po’ come Mina che ha smesso di incitare «Forrest» Grillo a correre. Altri tempi, certo, ma non remoti.

INSIEME a loro, oggi c’è una folla di perplessi e molti preferiscono far dimenticare al pubblico di aver espresso certe idee sui grillini. Sabina Ciuffini, che ha votato M5S alle politiche e che, agli inizi, difendeva il Movimento anche nei salotti tv adesso, al telefono, glissa: «Su Beppe non rispondo». Marisa Laurito, un’altra che ci credeva e mostrava entusiasmo anche su Twitter, pure lei ha raffreddato l’animo. «Non mi piace questo modo di condurre il Movimento – ha raccontato in un’intervista quanche tempo fa – cosi autoritario, non sono d’accordo nell’allontanare le persone che non sono totalmente obbedienti, anche se certamente c’è lo sforzo di evitare che anche i grillini diventino come i soliti politici. Comunque era un gruppo nuovo che prometteva di movimentare la politica e così è stato. Inutile chiedersi perché non fa accordi visto che lo aveva sempre detto. Lui è all’opposizione».

Tra i critici inattesi anche Jacopo Fo, il cui padre, il Nobel Dario, tanto ha dato al Movimento. Jacopo sperava in un accordo a sinistra, ha capito che M5S non lo farà mai e che lo sguardo è casomai rivolto a Salvini, figurarsi la delussione. E, infine, Gino Paoli che nonostante le frequentazioni, l’amicizia, la genovesità e la stima e tanta vita vissuta insieme, negli ultimi tempi ripete sempre la solita frase, quasi fosse una litania: «Caro Beppe, stai sbagliando».