Venerdì 26 Aprile 2024

Omicidio Alatri, due fermi per il massacro di Emanuele

Sono due fratellastri, presi a Roma. L'accusa è omicidio volontario. Sette indagati. Il procuratore: "Lite per una bevanda. Indagini difficili, c'è omertà". E scoppia una rissa tra conoscenti di Emanuele: un gruppo voleva farsi giustizia da solo, l'altro no L'autopsia sul corpo di Emanuele "Killer erano strafatti e ubriachi"

Emanuele Morganti, 20 anni, in una foto tratta dal profilo Facebook (Ansa)

Emanuele Morganti, 20 anni, in una foto tratta dal profilo Facebook (Ansa)

Alatri (Frosinone), 28 marzo 2017 - Le indagini sulla morte di Emanuele Morganti, il ragazzo di 20 anni massacrato di botte fuori da un locale di Alatri, in provincia di Frosinone, sono arrivate a una svolta. Due persone sono in stato di fermo per il coinvolgimento nel pestaggio mortale. Si tratta di due fratellastri, Mario Castagnacci e Paolo Palmisani, fermati a Roma, dove uno dei due lavora in un ristorante. Ai due viene contestato l'omicidio volontario per futili motivi. Nell'inchiesta sarebbe coinvolto anche il padre dei fratelli: il ruolo dell'uomo nella vicenda viene ora valutato dagli investigatori. Sembra che anch'egli fosse sul posto al momento dell'aggressione a Morganti. "I due fermati sono gli autori dell'aggressione letale che ha causato le lesioni al capo mortali". Così il procuratore capo di Frosinone Giuseppe De Falco. "Sono stati ravvisati indizi gravi nei confronti di due persone che sono state fermate a Roma - ha aggiunto il magistrato -. Sono quelle nei cui confronti ci sono indizi univoci sulla condotta violenta nella fase terminale".

L'autopsia sul corpo di Emanuele

"Killer erano strafatti e ubriachi"

GLI INDAGATI - Gli indagati, comprese le due persone fermate, sono 7. Tre le fattispecie di reati ipotizzati a vario titolo: omicidio, rissa e detenzione e porto di strumenti atti a offendere. Nei giorni scorsi nove sospetti erano stati interrogati a più riprese dagli inquirenti. "Molti sono stati ascoltati, alcuni sono stati reticenti, omertosi, altri solo suggestionati dal fatto gravissimo e confusi e ciò può avere determinato ricordi attendibili", ha detto De Falco spiegando la "difficoltà delle indagini che sono alla fase iniziale e proseguono: il fatto si presta a letture sociologiche ma l'autorità inquirente deve attenersi alla valutazione delle emergenze istruttorie - ha aggiunto il magistrato - e non possiamo farci condizionare da affermazioni tipo pestaggio di gruppo, dobbiamo valutare la posizione di tutti". 

LITE PER UNA BEVANDA - "La vicenda è di una gravità spaventosa - ha continuato De Falco - perché per motivi banali, una lite per una bevanda, si è arrivati alla morte di un ragazzo innocente e perbene. Tutto nato da un diverbio in discoteca con un ragazzo albanese". "Una volta fuori dal locale e in posti diversi ci sono state più aggressioni da parte di alcune persone, aggressioni con modalità diverse e intensità diverse", ha chiarito il procuratore. "Dopo la prima aggressione Emanuele ha cercato di allontanarsi ed è stato seguito, poi è ritornato per prendere la ragazza ed è stato nuovamente aggredito".

IL COLPO MORTALE - Secondo quanto si apprende, a Morganti sarebbe stato inferto un colpo alla testa che ha provocato una frattura cranica ed estese emorragie, fino alla morte. "Sono stati usati un manganello e un tubolare ma non sono stati rinvenuti", ha spiegato Di Falco, che ha aggiunto: "Nonostante indizi concreti sui due fermati, c'è ancora molto da investigare. Abbiamo sentito una decina di persone e le versioni sono contrastanti, stiamo ricostruendo tutto per capire chi è stato coinvolto nelle aggressioni". Le immagini delle telecamere della zona del locale pubblico e le testimonianze raccolte hanno aiutato a definire il quadro della vicenda.

IL MOVENTE - "Le due persone fermate gravitano in ambienti delinquenziali, e non escludiamo che abbiano inteso affermare una propria capacità di controllo del territorio, e stiamo verificando se il comportamento violento sia stato determinato anche da abuso di alcool e sostanze stupefacenti", ha detto il procuratore capo.

LA FIDANZATA - I fermi arrivano dopo il messaggio su Facebook lasciato dalla fidanzata di Emanuele, che ha dedicato parole di amore e insieme di sconcerto e rabbia al giovane ucciso, postando una foto che ritrae i due giovani insieme. "Questa è la foto che ti piaceva più di tutte amore mio", ha scritto Ketty nel post. "Giustizia". Così Ketty ha chiuso il post. "Quando ci hanno sbattuto fuori dal Mirò club e quelli hanno incominciato a picchiare Emanuele, io ho cercato di tirarlo via, ma quelli erano troppo forti. Me l'hanno strappato dalle mani e mi hanno scansato via. Non riesco a credere che fossero così feroci, sembravano delle bestie", ha raccontato Ketty, in un'intervista a La Stampa. 

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LO ZIO DEL FERMATO - "Due famiglie distrutte". Con queste parole lo zio di Paolo Palmisani, uno dei due ragazzi fermati per l'omicidio, commenta la brutale aggressione di Alatri. "Paolo è magrolino, bulletto come tutti i ragazzi della sua età, magari un po' di più con qualche bicchierino di troppo - racconta -. Quello che è successo è colpa delle cattive compagnie". "La famiglia di Paolo abita qui. Sono dovuti andare via per le minacce ricevute", racconta ancora lo zio. "È assurdo, non riesco ancora a crederci - spiega -. Mi chiedo, se è vero quello che raccontano, come abbia fatto tutta quella gente a restare ferma senza intervenire. Siamo distrutti".

IN CITTA' TENSIONE ALLE STELLE - Botte, parabrezza distrutti, calci e pugni ad auto, anche nel traffico: una scena da Far West quella che si è vista nei pressi di un bar di Alatri, dove due gruppi di conoscenti di Emanuele si sono scontrati. Un gruppo voleva farsi giustizia da solo ed era in cerca degli indagati a piede libero, mentre l'altro ha cercato in ogni modo di bloccarli. A sedare la rissa è stato il tempestivo intervento dei carabinieri di Alatri che con tre pattuglie sono arrivati sul posto.