Mercoledì 24 Aprile 2024

Mal di testa, ecco l'iniezione che batte l'emicrania

Allo studio un farmaco endovena che spegne gli interruttori sensibili. La cefalea cronica invalidante può durare fino a 15 giorni

Mal di testa (Archivio)

Mal di testa (Archivio)

Napoli, 23 ottobre 2017 - «Lasciatemi in pace, che anche oggi ho un mal di testa che non ci vedo». Una frase ricorrente per chi soffre di cefalee. E non è certo un’affermazione esagerata. Pensate che la cefalea, nelle sue più svariate forme (emicrania, cefalea di tipo tensivo, a grappolo, forme primitive), viene considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) al sesto posto tra le maggiori cause di disabilità. Non per nulla la cefalea a grappolo cronica viene anche definita «cefalea da suicidio».

Chi soffre di questi problemi è perseguitato da crisi pressoché quotidiane che non lasciano tregua e sono resistenti ai farmaci attualmente in commercio. Il mal di testa, quindi, non è solo una faccenda di salute, ma rappresenta anche un grave problema sociale. Rende impossibile lavorare, compromette le relazioni interpersonali, mina i rapporti familiari. In definitiva riesce a rovinare la qualità della vita, se non la vita stessa.

L'emicrania in particolare, rappresenta la terza malattia più frequente del genere umano. Colpisce 5 milioni di italiani, con maggiore accanimento, anche per questioni ormonali, sulle donne (18% della popolazione femminile) rispetto agli uomini (9%). Si presenta come un dolore acuto e pulsante che può durare ore, ma anche giorni. Talvolta è accompagnata da nausea, vomito, fastidio per la luce, suoni e rumori.

In un terzo dei pazienti, l’emicrania si accompagna a disturbi neurologici (il cosiddetto fenomeno dell’aura) come l’annebbiamento della vista, improvvisi lampi di luce, formicolio agli arti e difficoltà nel parlare. Tutto ciò ci fa ben capire quanto siano pesanti sia il malessere, sia le ricadute sociali. Secondo la Società Italiana per lo Studio delle Cefalee, nei Paesi sviluppati si perdono circa 400mila giorni di lavoro o di scuola all’anno per ogni milione di soggetti esaminati.

In Europa, si stima che l’emicrania comporti costi pari a 27 miliardi di euro all’anno tra ridotta produttività e giorni di lavoro persi. Secondo l’Associazione Italiana per la Lotta contro le Cefalee, in Italia sono almeno 12 milioni i giorni lavorativi persi ogni anno, con un costo di oltre 3 miliardi di euro per la sola mancata produttività.

E secondo il ministero della Salute, ogni soggetto che soffre di emicrania costa oltre 800 euro l’anno tra farmaci, accertamenti diagnostici, visite mediche e ospedalizzazioni. Bilanci, quindi, molto pesanti che, però, in futuro potrebbero essere assottigliati.

La buona notizia arriva infatti dal 48° Congresso della Società Italiana di Neurologia (SIN), svoltosi a Napoli: nel giro di pochi anni potremmo avere sul mercato un farmaco capace di ridurre del 70% gli attacchi di mal di testa con una semplice iniezione al mese.

«In questo momento sono allo studio 4 diversi anticorpi monoclonali, in grado di bloccare, con meccanismi diversi ma effetto analogo, la molecola responsabile dell’infiammazione che svolge un ruolo fondamentale nella genesi del mal di testa». Lo spiega Gioacchino Tedeschi, presidente del Congresso SIN e direttore del Centro Cefalee della I Clinica Neurologica dell’Università Vanvitelli di Napoli.

«Tre di questi studi multicentrici internazionali – continua il professore – sono in sperimentazione, in fase clinica 3, presso il nostro istituto con ottimi risultati. Infatti, uno di questi anticorpi riduce in media del 70% la frequenza e l’intensità degli attacchi di emicrania».

Ma cosa significa fase clinica 3? «Vuol dire che queste nuove molecole hanno già superato i test di sicurezza, tollerabilità ed efficacia. Ora si valuterà il valore terapeutico su più vasti numeri di soggetti coinvolti».

Chi potrà trarre vantaggio da queste future cure? «Stiamo parlando di pazienti con attacchi di emicrania per oltre 14 giorni al mese o di pazienti con cefalea a grappolo cronica o episodica che non risponde ai farmaci attualmente disponibili. Tutte persone per le quali una riduzione del numero di giorni con mal di testa significa tornare ad avere una qualità della vita accettabile».

Il nuovo farmaco prevede una iniezione sottocutanea al mese. Si può sapere altro? «Essendo agli albori di questo nuovo approccio farmacologico, non è ancora possibile conoscere la posizione che occuperà il farmaco nella pratica clinica. In altri termini non possiamo ancora sapere se rappresenterà una terapia di prima linea o una terapia di fase avanzata per le forme di cefalea refrattarie ai più comuni trattamenti. In ogni caso, questa conquista scientifica rappresenta per i pazienti e per i medici una nuova fonte di speranza nella lotta, spesso difficile, contro una patologia così debilitante e diffusa».