Venerdì 26 Aprile 2024

Cerca la madre naturale, lei la respinge: "Sei il ricordo di uno stupro"

La storia di Luisa, parrucchiera 29enne del Bellunese, data in adozione da bambina

Luisa Velluti, 29 anni, data in adozione da bambina

Luisa Velluti, 29 anni, data in adozione da bambina

Falcade (Belluno), 18 novembre 2017 - Rischia di non poter esaudire il suo desiderio Luisa Velluti, la parrucchiera di Falcade che sta cercando di sapere chi è la sua madre biologica per poterla incontrare. Dopo essersi rivolta al quotidiano il ‘Gazzettino’ e alla trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ per svelare il segreto di chi è la donna che l’abbandonò all’ospedale di Montebelluna il 6 marzo di 29 anni fa, la giovane ha ricevuto una lettera anonima che, se vera, rischia di vanificare ogni sforzo per conoscere il suo passato. Nella missiva, indirizzata al negozio dove la ragazza lavora come parrucchiera, la presunta madre naturale rende esplicito il suo rifiuto a incontrare la figlia e fa capire che la giovane è stata il frutto di un atto di violenza

«Luisa, non ho scelto io di chiamarti così. Non ho nemmeno scelto di averti, per me sei solo la più dolorosa ferita che ho avuto a 18 anni, altro che madre naturale – è scritto –. Ero una ragazza, più giovane di quello che sei tu ora. Tutto sognavo e tutto potevo sperare, ma non certo la violenza che ho subito e di cui tu sei il simbolo». La madre, dunque, intende continuare a rimanere nell’ombra.

Un primo segnale in questo senso Luisa lo aveva già avuto quando la donna non aveva dato seguito quattro anni fa alla sollecitazione del Tribunale dei minori, a cui la giovane parrucchiera si era rivolta per poterla rintracciare.  Le parole della lettera anonima fatte leggere anche ai genitori adottivi, Lory e Secondo, sembrerebbero mettere fine a ogni speranza.  «Ricordo i suoi maledetti occhi azzurri – dice perentoria la presunta madre, alludendo all’uomo con il quale avrebbe concepito la ragazza – ma rispetta la mia privacy. Non sbandierare una storia melensa che non c’è. Rispetta il mio dolore e la mia solitudine».

di LOREDANA DEL NINNO

Peggio di uno schiaffo. Quelle parole l’avevano ferita al punto di toglierle la voglia di parlare con chiunque e di proseguire una dolorosa ricerca, che dura da troppo tempo. Poi però, come accade in chi è animato dall’amore, il dolore e la rabbia si sono stemperati, lasciando spazio a qualcosa che si avvicina alla comprensione. E Luisa ha accettato di raccontare.

Cosa le ha fatto più male? «Sinceramente le prime righe di questa lettera, che è giunta in forma anonima nel negozio dove lavoro come parrucchiera, quelle in cui la mia madre naturale mi definisce ‘la più dolorosa ferita della sua vita’. Non ho nessuna colpa in questo. Come si può pensare che una persona che ti ha messo al mondo arrivi a scrivere queste cose? È davvero terribile. Qualche ora fa ero molto arrabbiata, poi ho cercato di calmarmi e di capire le sue ragioni, la sua sofferenza, il dramma legato a quella maledetta violenza, anche se il suo modo di sentire ed esternare è lontano anni luce da me».

Qual è la cosa che le risulta più difficile da accettare? «Tutta questa rabbia e come si possa rimanere così freddi. In quanto donna, ho il massimo rispetto per il suo dolore e provo un grande strazio per la terribile esperienza che ha vissuto. Faccio però fatica a credere che queste parole possa averle scritte davvero la mia vera madre». 

Ritiene che dietro quelle parole ci sia un trauma mai superato?  «Sinceramente sì. Non può davvero pensarla in questo modo, anche se la rabbia e la disperazione possono far dire cose di cui poi ci si pente».

Quindi non perde la speranza di riabbracciarla? «No, malgrado i bruttissimi momenti che ho passato dopo avere letto la lettera e le spiacevoli parole che mi sono state rivolte». 

Da quando tempo sta cercando la sua madre naturale? «È un desiderio che ho maturato crescendo. Quando ho compiuto 18 anni speravo di poter presentare un’istanza al tribunale, ma la legge italiana non lo consente e ho potuto farlo soltanto dopo i 25». 

La sua famiglia adottiva l’ha sostenuta in questo difficile percorso? «Sì, i miei genitori sono stati sempre molto comprensivi e non hanno mai ostacolato l’intenzione di conoscere la mia madre biologica. Mi hanno appoggiato in tutto e per tutto e anche di fronte a questa enorme delusione mi hanno esortato a guardarmi dentro e capire quello che voglio veramente. Compresa l’ipotesi di andare avanti, se sento che sia giusto, malgrado questo risultato non proprio incoraggiante».

Se la sua madre biologica dovesse trovare la forza di mettersi in contatto con lei, cosa le direbbe? «Cercherei di capire come si può sentire e sarei la prima a soffrire con lei, condividendo il suo dolore. Ma poi le prenderei la mano e le direi, ‘adesso ci sono io mamma, stai tranquilla, cerchiamo di superare tutto insieme’».