Mercoledì 24 Aprile 2024

Kilian Jornet Burgada nudo sul Monte Bianco, la protesta in vetta

Il numero uno dello skyrunning si è fatto fotografare come mamma l'ha fatto sul tetto d'Europa: ecco perché

Kilian Jornet Burgada, campione di skyrunning nudo per protesta (Twitter @kilianj)

Kilian Jornet Burgada, campione di skyrunning nudo per protesta (Twitter @kilianj)

Roma, 19 agosto 2017 - Nudo in cima al Monte Bianco per futili motivi. Il numero uno dello skyrunning estivo e dello scialpinismo invernale, Kilian Jornet Burgada, ventinovenne catalano amante del gelo, ieri mattina sul tetto d’Europa si è fatto fotografare come mamma l’ha fatto. Motivo: protestare contro il sindaco di St. Gervais-Les Bains, Jean-Marc Peillex, colpevole di aver firmato un’ordinanza in cui obbliga gli alpinisti diretti alla vetta, passando per il rifugio del Gouter, ad avere abbigliamento d’alta montagna, nonché scarponi ramponabili, ramponi, piccozza, corda e anche occhiali da ghiacciaio e crema per evitare scottature.

Burgada, che si è stabilito a Les Houches, ai piedi del Bianco, si è sentito leso nel suo diritto di scorrazzare liberamente tra i ghiacciai, in sostanziale tenuta da atletica leggera, appena rinforzata con k-way e scarpe da ultrarail. Così si è offerto ai social in versione naturista, come un Gianluca Vacchi delle nevi, accompagnando lo scatto con una sottilissima provocazione in francese: «Bref, si on grimpe côté italien c’est légal?». Tradotto: «Allora, se si sale dal versante italiano, è tutto legale?».

«Si vergogni», è stata la risposta del primo cittadino francese, la cui ordinanza restrittiva è arrivata dopo numerose tragedie. L’ultima a Ferragosto, quando uno skyrunner di Lione con abbigliamento improbabile è finito prima tra i dispersi e poi tra i crepacci – elenco deceduti – dopo un volo di 300 metri sotto la cresta di Bosses (corpo ritrovato dopo 72 ore). Nessun problema per Burgada. Lui è hors categorie, fuori categoria, come certi gran premi della montagna al Tour de France. Letta l’ordinanza, ecco l’alternativa. Via Italia, dove pure gli inviti alla cautela di forze dell’ordine e guide alpine sono incisi sulla roccia. Il tweet dopo lo striptease sfolgora di autostima: «Non c’entrano i materiali, ma la conoscenza del loro utilizzo e l’esperienza di ognuno», sillaba il campionissimo, nato e cresciuto a Cap del Rec, il rifugio gestito dalla famiglia ai duemila metri di Lles de Cerdanya.

Precoce, anzi precocissimo, Kilian ha assaggiato a soli 5 anni le prime ascese e discese a quota 3.000 e 4.000. Da allora non si è più fermato. Alpinista d’inverno, skyrunner a neve sciolta, con bacheca sterminata: 7 tra titoli mondiali e Coppa del Mondo di scialpinismo, 6 ori nelle World Series di Sky Running. Abituato a demolire record dal Cervino al Bianco, dal Kilimanjaro all’Aconcagua, dall’Olimpo al McKinley, il catalano vertical ora ha deciso di farsi paladino dell’autodeterminazione assoluta. Anche fuori gara. Perché lui è così: un po’ fenomeno globale (incoronato da National Geographic ‘Avventuriero 2014’), un po’ marchese del Grillo degli strapiombi («mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo»).

Dimenticando che nel settembre 2013 il soccorso alpino francese lo salvò, in pantalocini aderenti e scarpe da trail, assieme alla fidanzata Emelie Forsberg (anche lei atleta), mentre batteva i denti per il freddo sullo sperone Frendo della Aiguille di Midi, improvvisamente irraggiungibile per il peggioramento meteo. Quel giorno Burgada aveva ringraziato e sentenziato: «È un avvertimento, che la montagna è dura e, anche se si è meticolosi, è pericolosa. Bisogna essere umili al suo cospetto perché i nostri errori, soprattutto quando si viaggia leggeri, si pagano molto cari». Chissà perché quattro anni dopo si è tolto anche gli slip.