Venerdì 26 Aprile 2024

Hotel Rigopiano, la superstite: "Ore al buio senza acqua né cibo"

Parla Francesca Bronzi, 25 anni, una dei superstiti, che chiede del fidanzato, tuttora disperso. "Ma paradossalmente è stata la neve a salvarli"

Hotel Rigopiano, bambino estratto vivo (Ansa/Tgr Rai)

Hotel Rigopiano, bambino estratto vivo (Ansa/Tgr Rai)

Farindola (Pescara), 21 gennaio 2017 - I sopravvissuti della valanga abbattutasi sull'Hotel Rigopiano hanno resistito al freddo e alla paura, per loro fortuna non sono stati sepolti nella neve. E adesso possono raccontarlo. Lo fa Francesca Bronzi, che tutte quelle ore le ha passate con il fidanzato, Stefano Feniello, tuttora disperso. "Ero al buio, in uno spazio piccolissimo, senza acqua e senza cibo. Molte persone erano nella sala garden, alcuni, tra cui me e Stefano, nella sala camino e i bambini nella sala biliardo", dice ricordando la terribile esperienza. 

Il papà della ragazza, Gaetano, confida: "Francesca chiede continuamente del suo fidanzato Stefano Feniello". I familiari della giovane, oltre a confermare che "lei sta bene fisicamente", criticano la "mancanza di organizzazione" e l'assenza di informazioni ufficiali. I due giovani erano andati a Rigopiano per festeggiare il compleanno di lui, regalo offerto dalla fidanzata.

Qualcuno per proteggersi dal gelo forse ha acceso fuochi, i soccorritori hanno incontrato del fumo. Ma non è chiaro se si trattasse di un principio di incendio o se davvero là sotto avessero acceso un fuoco per riscaldarsi. Di sicuro potrebbero farci un film sulla loro avventura di ghiaccio, durata circa 43 ore sotto l'enorme massa di neve della slavina: il primo allarme era stato lanciato da Giampiero Parete alle 17.40 di mercoledì 18 gennaio. In pratica quasi due giorni fa. Ed è proprio Parete che oggi è riuscito a riabbracciare la moglie e i due figli, estratti miracolosamente vivi. 

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Come hanno fatto a cavarsela i superstiti? Intanto hanno avuto la fortuna di essere nel posto giusto, al momento in cui la valanga ha travolto l'albergo: chi dice in cucina, chi in un sottotetto, chi nella zona ricreativa dell'albergo, dove c'erano il bar e la sala biliardo. Comunque sia, hanno incocciato la 'bolla d'aria' giusta, all'interno della quale, dicono gli esperti, si può sopravvivere anche tre giorni. Uno dei soccorritori è certo: a proteggerli è stata proprio la gran massa di neve: "La neve e la struttura dell'albergo - spiega Marco Bini del Soccorso alpino della Finanza - La neve come sappiamo a livello tecnico ti protegge molto". 

SOS IPOTERMIA - "Il freddo, la stanchezza avrebbero potuto accelerare l'incidente da ipotermia - spiega il professor Claudio Sandroni, dirigente medico di rianimazione del Policlinico Gemelli - Anche se, allo stesso tempo, in molte situazioni è lo stesso freddo a facilitare la sopravvivenza perché può proteggere alcuni organi vitali". "Una persona con temperatura corporea al di sotto dei 35° già è considerata in ipotermia - aggiunge Sandroni - al di sotto dei 28° si tratta di ipotermia grave, che però non pregiudica la sopravvivenza. Ci sono stati in passato, situazioni in cui si sono rianimate persone con la temperatura corporea ormai scesa a 15°". 

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