Mercoledì 24 Aprile 2024

Mafia a Gela, "donne d'onore" gestivano gli "affari". Sei arresti

L'antimafia ha colpito le organizzazioni criminali gestite dalle moglie dei boss detenuti in carcere

Carabinieri

Carabinieri

Caltanissetta, 25 settembre 2017 - A Gela la mafia era in mano alle donne, che controllavano gli 'affari', mentre i mariti boss erano in carcere. Fredde e determinate gestivano il racket delle estorsioni e il traffico degli stupefacenti. Oggi è scattata l'operazione antimafia denominata "Donne d'onore", condotta dai carabinieri di Gela e coordinata dalla Procura di Caltanissetta, che ha portato all'arresto di sei persone: tre donne e tre uomini.

Sono sette le misure di custodia cautelare eseguite: sei arresti, di cui quattro in carcere, e due ai domiciliari, e un obbligo di firma. Domiciliari per Monia Greco, 40 anni, di Gela, e per Maria Teresa Chiaramonte, detta Mary, 44 anni. In cella Nicola Liardo, 43 anni, personaggio di spicco del clan Emmanuello, Salvatore Crisafulli 39 anni, Giuseppe Liardo, 20 anni e Salvatore 'Tony' Raniolo, 27 anni. Obbligo di firma per Dorotea Liardo, "Doroty", 22 anni. 

Le accuse per i sette, a vario titolo, sono di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti aggravato dal metodo mafioso, estorsione aggravata e danneggiamento. 

Il blitz è scattato all'alba a Gela, Catania, Palermo e Agrigento. L'indagine è iniziata nell'ottobre 2015 a seguito a minacce, estorsioni e danneggiamenti, a colpi di fucile da caccia, a imprenditori locali. Durante le indagini è stata anche accertata una fiorente attività di spaccio con le partite di droga che arrivavano da Catania per il mercato gelese.

A capo dell'organizzazione c'era Nicola Liardo, che insieme al suo ex compagno di cella, Salvatore Crisafulli, impartiva gli ordini dal carcere e gestiva un vasto traffico di droga, in particolare cocaina. I due capi famiglia, avrebbero gestito i loro traffici illeciti, grazie alle rispettive compagne, Monia Greco e Maria Teresa Chiaramonte. 

Liardo era il corriere e Salvatore Raniolo avrebbe poi smerciato la droga proveniente da Catania. Contestate alla presunta organizzazione anche due estorsioni ai danni di altrettanti imprenditori gelesi, uno dei quali costretto ad assumere il figlio del boss. 

E' dagli anni '90 che Liardo, capo indiscusso del clan Emmanuello, si dedicava al traffico di stupefacenti. La moglie di Liardo e la compagna di Crisafulli gestivano gli acquirenti e organizzavano le trasferte per rifornirsi della sostanza stupefacente. Giuseppe Liardo, ricevuti gli 'ordini' dalla madre Monia Greco, andava a Catania dove acquistava cocaina dalla compagna di Salvatore Crisafulli e, successivamente, la rivendeva nel mercato gelese.