Sabato 27 Aprile 2024

Del Grande: "Ankara liberi tutti i giornalisti"

E' l'appello lanciato dal reporter, detenuto per due settimane in Turchia, durante l'incontro con la stampa estera

 Gabriele Del Grande con la moglie Alexandra D'Onofrio e Luigi Manconi (Lapresse)

Gabriele Del Grande con la moglie Alexandra D'Onofrio e Luigi Manconi (Lapresse)

Roma, 25 aprile 2017  - "Faccio appello alla Turchia, perché liberi tutti i giornalisti. Non è accettabile essere incriminati per il lavoro che si svolge". Il pubblico "deve sapere" cosa succede nel mondo. Sono le parole di Gabriele Del Grande ai giornalisti della stampa estera, in un incontro a Roma. 

Prima i ringraziamenti: "Voglio esprimere il mio ringraziamento a tutti quelli che si sono mobilitati per me, che mi hanno dato forza in quei giorni. Ero in isolamento ma sapere che fuori c'era chi, a livello istituzionale e anche in piazza spingeva per la mia liberazione mi dava forza".

Poi Del Grande ha raccontato: "Siamo stati fermati a Rihanli, lungo il confine tra Turchia e Siria, in uno dei ristoranti più buoni della città. Si sono presentati otto agenti in borghese che ci hanno mostrato un distintivo, e poi portato in commissariato".

"Non c'era un traduttore - ha continuato il reporter - e io non parlo turco, perché lì io incontro siriani e parlo arabo. Sono stato interrogato in una lingua con un arabo e sono stato costretto a firmare un verbale in turco di cui non ho nessuna copia, e su cui mi hanno fatto domande mentre ero in isolamento". 

"Non ho ancora avuto accesso al mio fascicolo né i miei avvocati, quindi non so perchè sono stato fermato, quello che posso dire è che sono entrato con un passaporto regolare e un timbro regolare, non volevo andare in Siria e non sono stato fermato al confine". Molto ancora da comprendere: "La detenzione è avvenuta in due Cie e poi sono stato rimpatriato in Italia senza nessuna carta. Ora devo capire se è in vigore un divieto di ingresso". E svela: "Il mio lavoro in Turchia era di ricerca, per scrivere un libro". 

Poi una riflessione, Del Grande: "Io sono un caso fortunato, sono il numero 175, ci sono ancora tanti colleghi giornalisti detenuti in carcere in Turchia e non solo lì. Faccio appello perché liberi tutti i giornalisti".

Il documentarista e scrittore è giunto ieri in Italia dopo una quindicina di giorni in mano alle autorità turche: "È stata una situazione grave, di violazione delle mie libertà fondamentali, come individuo e come giornalista".

Infine assicura: "Non sono un corrispondente di una tv o di grande gruppo editoriale, sono una figura ibrida e ho sempre fatto il mestiere così. Stavo facendo un lavoro di ricerca e non ho mai avuto bisogno della tessera stampa internazionale. Il mio obiettivo è portare a casa delle storie e un pezzo di mondo". "Non mi piace l'idea di essere accolto come un eroe" piuttosto "voglio essere giudicato in base a lavoro che faccio e che farò". Ha chiuso Gabriele Del Grande.