Giovedì 25 Aprile 2024

"Le tangenti? Ci pago le bollette". Tutte le facce della corruzione in Italia

La fotografia della Corte dei Conti: c’è chi si vende per 100 euro

Corte dei Conti

Corte dei Conti

ROMA, 25 febbraio 2017 - ALZI le mani chi le ha pulite: venticinque anni dopo l’arresto del mariuolo Mario Chiesa, la bustarella resta la patente che unisce l’Italia, una malattia incurabile, quasi un’epidemia.

Per rendersi conto della banalità della corruzione – simile a quella del male – basta leggere le sentenze della Corte dei Conti. Vedi alla voce corruzione. Dal gennaio 2016 a oggi 80 sentenze, fotografia di un’Italia irrimediabile. Non c’entrano i partiti, è la natura umana. C’è chi si vende per un abbonamento a Sky, chi per il mutuo. E chi fa follie per la squadra del cuore.

ACCADE in Liguria. La Corte dei Conti condanna l’ex capo settore dei lavori pubblici del Comune di Vado Ligure a pagare 429mila euro di risarcimento. Sarebbero due milioni gli euro che in 5 anni le aziende interessate agli appalti pubblici hanno versato come sponsorizzazione alla ‘Riviera Vado Basket’, di cui il dirigente comunale era presidente. Con un budget simile la società avrebbe potuto puntare alla serie A, tant’è che quando il presidente viene arrestato «la società si stringe attorno a lui».

EPISODI isolati? Macché. Spostiamoci a Trento. L’Italia è un popolo di poeti e tifosi. Prendete Silvano Grisenti, ex presidente dell’AutoBrennero. Lo scorso ottobre la Corte dei Conti di Trento lo condanna a 60mila euro di risarcimento come danno d’immagine. Alla base l’accusa di corruzione impropria, «per avere ottenuto la promessa da due imprenditori» di versare denaro a un’associazione sportiva. Che dire? È il paese dove il Borgorosso Football Club fa perdere la testa.

Ma le vie dei corrotti sono infinite. La bustarella è una tentazione. Cento euro per un carro attrezzi. Si è inguaiata così un’infermiera 43enne del 118 di Torino. Arriva la chiamata per un incidente? Prima dell’ambulanza la signora lanciava un sms all’amico del carro attrezzi. Cento euro per «ogni recupero effettuato». Intercettata e pizzicata, l’infermiera è finita a processo. E ora dovrà pagare come risarcimento 4.800 euro all’Azienda sanitaria. Spiccioli, regalie. Ma tutto fa cassa. Nella gioiosa macchina da guerra della corruzione trovi di tutto. Hanno un valore anche i topi. Siamo a Novara. Qui a finire nei guai è un consigliere provinciale nonché presidente della Commissione bilancio e consigliere comunale (famiglia Udc), Giovanni Alessi. «Voto di scambio». Ovvero, voti in cambio di appalti per lavori di derattizzazione nelle scuole. Mica bruscolini: dovrà pagare 30mila euro al Comune.

UOMINI e topi, appalti e pesci. Scendiamo a Palermo, qui i giudici contabili stangano un ex dirigente della Regione Sicilia, Dipartimento interventi per la pesca. In ballo ci sono «appalti per forniture di servizi e spazi pubblicitari». In cambio «denaro» (e questo è un classico), una carta di credito, l’abbonamento Sky, vacanze all’estero con la famiglia, spese di trasloco, lavoretti in casa.... Più che la tangente conta lo status.

Vale anche in Piemonte: ecco la storia del geometra dell’Anas. La vicenda risale al 2002, ma la Corte dei Conti è arrivata a condannare il funzionario per danno d’immagine solo nel 2016: 12mila euro. Che ha fatto? Qualche favore in cambio di un aiutino per gli appalti: un suv Mercedes ML a disposizione, il pagamento di bollette telefoniche e delle rate del mutuo acceso per comprare un appartamento in Costa Azzurra.

ROBA da cinepanettone se non fosse un reato penale. Incorreggibili questi italiani. Ma c’è poco da ridere. Perché il germe della corruzione diventa insopportabile quando riguarda la salute.

Eccoci in Veneto, corre l’anno 2006. Il vice direttore del Servizio di prevenzione igiene e sicurezza degli ambienti del lavoro di Venezia finisce in arresto perché rende la vita impossibile con «controlli defatiganti» alle aziende che si occupano di smaltimento dell’amianto. Tecnica collaudata: per sbloccare la «burocrazia», secondo la Finanza, alle ditte toccava pagare bollette del cellulare del dirigente e poi regalare computer, macchine fotografiche, biglietti aerei, cellulari. Persino organizzare corsi di formazione ovviamente tenuti dal funzionario (ovviamente pagato). La Corte dei Conti anche qui arriva a punire con un risarcimento. Dieci anni dopo ma meglio tardi che mai.

MA il peggio in questo bestiario all’italiana lo si incontra quando i corrotti sono quelli che dovrebbero proteggerci. Milano, primavera 2016: un carabiniere in cambio di mazzette da 500 a 2.000 euro chiude entrambi gli occhi davanti agli spacciatori dei parchi di Busto Arsizio. Quattro anni di carcere, 20mila euro di multa, ma la dimostrazione che il germe della corruzione non ha cure preventive. «Sono e sono stato un corrotto», confessato Giancarlo Rabbia, il veterinario finito in carcere a Cuneo due anni fa perché in cambio di soldi non denunciava i bovini dopati. Si è pentito, ha detto, dopo aver incassato 115mila euro in mazzette. «Non avevo mai riflettuto che quella carne potesse fare del male a dei bambini...». Basta per un’assoluzione?