Venerdì 26 Aprile 2024

I limiti della libertà

SE PARLATE di poliomielite a un bambino delle elementari, non sa neppure cosa sia. Probabilmente non lo sanno neppure la mamma e il babbo. Beati loro. Troppo giovani per ricordare quei corpi deformati, i pianti e la disperazione di altri genitori. Oggi la polio non c’è più. Ma potrebbe tornare. Senza vaccinazione, queste belve sono pronte a uscire dalle loro tane. Eppure, sembra che ci siamo dimenticati come sono state sconfitte. Per il riscaldamento della Terra? Per un decreto della Croce Rossa? No, con la vaccinazione di massa, strumento necessario e sufficiente per tener lontano il male. Per questo oggi siamo di nuovo al capezzale di tanti, troppi, piccoli (e grandi) con il morbillo. E non consola un analogo boom di casi in Francia, in Spagna, per non dire (ma guarda!) della Romania. La causa è sempre la stessa: ci vacciniamo meno. E come abbiamo visto nell’asilo di Milano, non basta vivere in una regione virtuosa, con una percentuale del 92% vicina a quella ottimale (95). Basta un ammalato per contaminarne altri 8. Allora, hanno ragione i genitori a dire che non ci si raccapezza più per quante vaccinazioni bisogna fare.

MA HA ANCORA più ragione chi «ringrazia» perché il suo bimbo è all’ospedale in gravi condizioni, contagiato da un «obiettore». Bisogna che ce lo (ri)mettiamo bene in testa: la Repubblica (articolo 32 della sbandierata e quasi mai letta Costituzione) tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo, ma anche come interesse della collettività. La salute, insomma, non è solo cosa nostra. Soprattutto se fa diventare la malattia anche cosa d’altri.