Mercoledì 24 Aprile 2024

Indignati a comando

BATTAGLIA di fango? Certamente. Se lo scrivono gli americani, che pure sono abituati a vedere i loro candidati sbranarsi e sciorinare in pubblico i panni sporchi nessuno si stupisce. È la logica di un sistema elettorale maggioritario secco. Un sistema che privilegia le persone sui partiti. Dunque la lotta elettorale è personale. Si va a frugare il personaggio, le cose fatte e quelle dette. Nelle frasi volgari di Donald Trump. E negli abusi sessuali di Bill Clinton, che la moglie Hillary accettava e copriva in nome di un potere che – come sentenziava Andreotti – logora solo chi non l’ha. Ma che a indignarsi siano gli italiani appare paradossale. Hanno dimenticato la loro realtà politica? Nel Bel Paese un quarto dell’elettorato ha votato per un partito il cui slogan è il ‘vaffa…’ e il cui leader è un comico. E allora l’impressione che se ne ricava è quella della schadenfreude, per dirla alla tedesca: la gioia maligna nel vedere la più antica democrazia del mondo moderno alle prese con due candidati poco presentabili. Davvero gli americani non avevano nulla di meglio? Evidentemente no.

TRUMP e la Clinton non sono venuti fuori dalle piazze a cinque stelle o dalle direzioni dei partiti. Sono stati votati in un processo di selezione durato un anno, le primarie. Per cui il bizzarro tycoon è riuscito a catturare la rabbia dell’elettorato bianco e la «disonesta, bugiarda e corrotta» signora (nei sondaggi) è riuscita ad appropriarsi dei superdelegati. Solo così, rubandoli a Bernie Sanders, ha avuto la nomination. Infine non è nemmeno vero che mai si fosse scesi tanto in basso in una campagna presidenziale. Scrive Gene Haley nel suo ‘The Cult of Presidency’: «Oggi siamo molto più aperti dei nostri padri e dei nostri nonni all’idea che il presidente possa essere un furfante o un clown». Un furfante, leggi Hillary Clinton. Un clown, leggi Donald Trump. Sino a ieri, da Kennedy in poi, cioè da quando cominciarono i dibattiti televisivi, prevaleva la concezione sacrale della presidenza. Eppure Kennedy ne fece di tutti i colori. Alla Casa Bianca ci arrivò con l’appoggio della mafia. Ora Trump funge da rabbioso dissacratore e la Clinton è l’espressione di una casta recalcitrante a scomparire.

cesaredecarlo @ cs.com