Mercoledì 24 Aprile 2024

Sante manette

TRAGEDIA annunciata. Certo, affermarlo a cose fatte, quando una ragazza è stata sfregiata, oltraggiata, o peggio uccisa è sempre facile. Solita aggressione e solita domanda nello scenario di uomini che odiano le donne: come si poteva evitare? Nessuno ha la formula magica in tasca, ma nel dubbio quando c’è di mezzo un film dal vivo di minacce, botte e amore malato meglio stringere la corda più che si può a scopo preventivo. Lo indica il buonsenso e la legge consente, nella assoluta discrezionalità dei magistrati, di imboccare questa strada. Se in una relazione c’è violenza la tolleranza deve essere zero.

Nel caso di Rimini la via maestra era indicata dalla Procura che aveva chiesto l’arresto, negato però dal giudice. Le manette sono una scelta poco garantista? Può darsi, ma se il legislatore lo prevede è uno strumento utilizzabile. E comunque quando c’è di mezzo uno stalker ossessivo e che parla di morte meglio un provvedimento severo rispetto al rischio di una donna che può finire come Gessica Notaro, la miss di Rimini che addestra i leoni marini.    TRAGEDIE come quella di Lucia Annibali, l’avvocato di Pesaro sfregiata con l’acido dall’ex o come Ylenia Bonavera, la 22enne di Messina bruciata dal fidanzato lasciato che la perseguitava, sono altri casi di scuola. Nell’Italia delle incongruenze se ti beccano con un tasso alcolico appena superiore al minimo finisci in un vortice di controlli assistiti. Se perseguiti la ex che ti ha abbandonato ricevi un ammonimento o un provvedimento di allontanamento, ma sei quasi sempre libero di agire. Quindi di sfregiare e di uccidere, risvolti crudeli della fragilità maschile che non sa rassegnarsi al rifiuto sentimentale nell’ottica di un malinteso senso del possesso.

Servirebbero strutture per seguire e recuperare lo stalker di turno. Utili come terapia? Probabile, ma ciò sarebbe un elemento aggiuntivo di controllo. I numeri non dicono tutto ma sono una indicazione: nel 2016 sono stati registrati 116 femminicidi. Tolleranza zero, dicevamo. Ma per evitare altri casi limite il gioco in campo deve coinvolgere tutti, comprese le potenziali vittime. Le donne troppo spesso sottovalutano l’aggressività del partner e non denunciano, evitano di difendersi, non si confidano. Elementi di sottomissione da cui bisogna avere il coraggio di liberarsi. Le urla del silenzio non servono.